Erano più di un milione gli esemplari di pecora Gentile di Puglia negli anni Settanta. Oggi – dopo un lento lavoro di recupero – si contano circa 10 mila capi, di cui la metà sul territorio pugliese. Una razza particolarmente importante per l’economia dell’antica Daunia, in provincia di Foggia, che si è fatta apprezzare soprattutto per la sua fine e pregiatissima lana.
Ma l’avvento dell’industria e i cambiamenti degli stili di vita l’hanno resa una presenza sempre più marginale, testimone di un tempo che non c’è più. Grazie all’impegno di Slow Food e ad una manciata di allevatori, però, è appena nato un nuovo Presidio Slow Food, con l’intento di restituire spazio alla pecora Gentile, ponendo l’accento sul suo valore culturale, gastronomico ed economico.
È nella Masseria Salecchia, tra Bovino e Deliceto, che insiste l’allevamento con il maggior numero di capi dei Monti Dauni. Nata nel 1933 sulla riserva di caccia di Don Giovanni, il quinto Duca di Guevara, è esempio di un’agricoltura moderna e multifunzionale, dove sono state perfettamente integrate accoglienza e ristorazione. A gestirla è Francesco D’Innocenzio con la sua famiglia (terza generazione), il quale è diventato il referente della Comunità degli allevatori della pecora Gentile di Puglia Presidio Slow Food.
“Devo ringraziare mio padre se la Gentile non è mai stata abbandonata a favore di razze più produttive. Si è adattata all’ambiente, non ha bisogno di trattamenti farmacologici, convive con i parassiti del territorio e, di conseguenza, si trasforma in carni e formaggi più salutari e sostenibili per tutti”.
Da alcuni anni la Masseria Salecchia ha lanciato anche il progetto “Adotta una pecora”. Uno strumento per avvicinare i consumatori a questo prezioso animale, emblema della biodiversità animale locale.