Se re gnocco impera in Emilia e, a seconda delle tradizioni e dei luoghi, viene preparato e chiamato in modi differenti: pinzin fritto a Ferrara, crescente o crescentina a Bologna, gnocco fritto a Modena e Reggio Emilia, torta fritta a Parma, chisulen a Piacenza, la regina della Romagna è senz’altro la piadina. Da sempre considerata, "la più romagnola delle specialità romagnole", citando lo scrittore
Max David, che verrà elevata dal poeta
Giovanni Pascoli, includendola in alcune sue opere e traendone ispirazione per scrivere nel 1900 il poemetto "La Piada".
Una semplice schiacciata, probabilmente di origine Latina, ottenuta con farina di cereali, e condita con strutto di maiale o lardo, cotta su un’ancestrale lastra di pietra refrattaria o di coccio, chiamato
testo. Un cibo povero, destinato ai ceti meno abbienti, e forse per questo non menzionato nella bibbia gastronomica di
Pellegrino Artusi di fine Ottocento, che
risale con certezza al 1371, come conferma il più antico documento storico che si conosce sulla piadina, che attesta il pagamento di un tributo, a mezzo di “due piade”.
E oggi? La piadina non sembra invecchiare, ma al contrario si afferma e guadagna terreno, rivendicando la sua Storia plurisecolare, e il suo forte radicamento, ma anche un’evidente modernità, e i numeri della
Camera di Commercio della Romagna e del
Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola, lo confermano. Sono 45mila le tonnellate prodotte a settembre 2017, di cui 13.500 Igp, con un incremento del 7,1% sul settembre del 2016. La grande distribuzione, ne ha assorbite 37.000 tonnellate, la ristorazione 4.000, e i chioschi, efficace propaggine di diffusione popolare ben 4000. 70 milioni di euro, sono il valore alla produzione della Piadina Igp, nella grande distribuzione, mentre 7 milioni di euro nella ristorazione.
Una crescita lenta e inesorabile, considerando che la produzione di Piadina Igp, dal 2013 al settembre 2017, ha oltrepassato quota
40.000 tonnellate: nel 2014 erano state 6.768, nel 2016 12.100 tonnellate e quest'anno 13.500. Dati che lasciano ben sperare e confermano un certo ottimismo, nella difesa di uno street-food territoriale consolidato, che non manca di competitor.
Luca Bonacini
La foto è presa in prestito da www.lepapererimini.com