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La ristorazione nei nostri borghi (Seconda parte)

13/05/2022

La ristorazione nei nostri borghi (Seconda parte)

Continuiamo la nostra indagine sul ruolo che la ristorazione può avere nella valorizzazione dei borghi italiani facendo tesoro di quanto raccolto in questo primo articolo.


Ne abbiamo parlato anche con Stefano De Lorenzi, chef della Trattoria Due Mori di Asolo, indirizzo di riferimento nel borgo più conosciuto della pedemontana trevigiana. Asolo è un luogo incantevole: un centro antico cosparso di edifici storici, tenuto come un gioiello dai suoi abitanti e dall’amministrazione comunale. Raggiungendolo si incontrano dolci pendii intervallati da filari di vigne, giardini rigogliosi e dimore signorili; il tutto culmina con una rocca medievale raggiungibile a piedi a partire dal centro storico.
Sono diverse le attività di ristorazione qui, più o meno attinenti alla tradizione. Tra queste c’è appunto il Due Mori; noto, tra le altre cose, anche per avvalersi esclusivamente della cucina economica. Si cuoce tutto con la cucina a legna, come si faceva una volta.


“Prima di arrivare al Due Mori mi stavo concentrando su una cucina moderna in un ristorante in campagna” - inizia così Stefano De Lorenzi, qui in cucina da oltre cinque anni. “Avevo la strada già piuttosto chiara ma giunto ad Asolo ho capito che non potevo portare avanti il mio progetto allo stesso modo. Qui ci sono logiche e sistemi completamente diversi, non si può ragionare slegati dal contesto che ci circonda. Nei giorni di chiusura ho fatto visita a diversi locali nelle mete turistiche più ambite - per esempio Venezia - ed ho appreso quali erano i limiti di certi ristoranti. Un locale ubicato in un borgo antico o in una città d’arte non può trattare il cliente come un turista, a prescindere che sia italiano o straniero. Questo è un fatto piuttosto ricorrente che brucia molte opportunità per il turismo e l’economia locale. Ai nostri occhi chiunque arrivi deve essere ospite!”. 

Lo chef Stefano De Lorenzi in cucinaLo chef Stefano De Lorenzi in cucina

L’altra cosa che balza all’occhio quando si siede al Due Mori oltre al metodo di cottura ancestrale è il menu scritto in dialetto veneto e arricchito con alcuni detti popolari. 
Agnelo soe bronse, ovi e sparesi, sgropin… c’è una motivazione seria dietro a questi nomi che per alcuni potrebbero sembrare goliardici. Abbiamo la possibilità di fungere da ponte tra l’ospite e il territorio anche attraverso i dettagli. L’identità del menu è un dettaglio di molto conto: scriverlo in dialetto fa sorridere e rievoca qualche ricordo nei clienti del posto, al tempo stesso incuriosisce l’avventore alla prima esperienza. Credo che l’ambizione del ristoratore del borgo debba essere far conoscere il popolo, le sue usanze, le ricchezze anche più semplici che lo circondano”. 


Dalla cucina a vista di Stefano escono piatti genuini, preparati con pazienza, grande riguardo per la tradizione e rispetto per le fatiche dei produttori. Anche questa non è una scelta casuale ma dettata da il bisogno di armonia. “Il ristoratore dovrebbe sempre lavorare rispettando la storia e il lavoro altrui ma in un borgo storico le responsabilità si acuiscono. Puntiamo alla coerenza con lo stile del luogo e ci impegniamo per far emergere l’identità. Un altro aspetto importante riguarda il conto: si dovrebbero calmierare i prezzi per favorire un’affluenza costante, quindi evitare che ci sia concentrazione eccessiva solo nel fine settimana, così vengono disperse le opportunità”. 

La cucina alimentata a legnaLa cucina alimentata a legna

Giosuè Carducci ha definito Asolo la Città dei cento orizzonti e il motivo è chiaro: i panorami che offre sono mozzafiato. Uno scorcio suggestivo si può ammirare, al tramonto, pure dalla terrazza del Due Mori, affacciata sulle linee sinuose delle colline asolane. Anche concedere una vista memorabile ai propri ospiti, predisponendo una terrazza o allestendo una grande vetrata (qui c’è pure quella), è un gesto che avvalora il borgo. “Non possiamo permetterci di lavorare in una scatola chiusa. Siamo in luoghi privilegiati e abbiamo possibilità di rendere ancora più belli e pregnanti i ricordi delle persone che vi fanno visita”.

Piatti semplici, comprensibili, legati al luogoPiatti semplici, comprensibili, legati al luogo

Opportunità per la ristorazione e compiti dei visitatori
In più occasioni in questa rivista abbiamo raccontato come non ci sia angolo nel nostro Paese privo di bellezze più o meno intatte, dietro cui spesso si celano storie autentiche. Pochi sottolineano però che molte, moltissime, di queste sono custodite proprio nei nostri borghi. Spazi silenziosi, identitari e in genere pure difficili da raggiungere, che dovrebbero essere custoditi attraverso una presenza turistica contingentata ma costante; andrebbero irrorati di percorsi condivisi tra imprese ed enti territoriali, e soprattutto urge che vengano ripopolati con intelligenza, riequilibrando un sistema fortemente sbilanciato che vede ormai le metropoli e le città off limits.

La sala del Due Mori di AsoloLa sala del Due Mori di Asolo

Negli ultimi anni si è propagata l’espressione ‘albergo diffuso’ nata dall’idea di utilizzo a fini turistici delle case vuote ristrutturate coi fondi del post terremoto del Friuli (1976). 
Questo modello di ospitalità è stato messo a punto da Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing turistico. Si tratta di un'impresa ricettiva alberghiera situata in un borgo, formata da più case, preesistenti e vicine fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri a tutti gli ospiti. Una soluzione che accresce le opportunità di questi piccoli centri e di cui (purtroppo) pochi ristoratori conoscono l’esistenza. Eppure gli alberghi diffusi, così come l’affermarsi del lavoro da remoto (specie tra i giovani) o l’innovativo progetto di case a un euro, rappresentano dei segnali che dovrebbero spingere ad investire in questi luoghi. A patto che tali idee di investimento siano progetti di ristorazione educati, in sinergia con le altre attività della zona, e che rispettino - come afferma Stefano De Lorenzi - tutto ciò che hanno attorno. 

Dall’altro lato è bene ricordare che le responsabilità non sono solo dell’imprenditore.
Il visitatore ha degli oneri importanti, anche se si reca in un borgo solo per una cena o una degustazione. Deve entrare nella dimensione lenta del luogo, averne rispetto dall’arrivo alla partenza, in ogni gesto. Il viaggio mordi e fuggi solitamente intrapreso nel fine settimana o durante le festività se fatto con poca coscienza può essere solo che un danno e sfumare in una raccolta fotografica inconsistente. Questi luoghi meritano di più.

Non dobbiamo ricordarci dei nostri borghi solo quando stiamo programmando un viaggio o dobbiamo soddisfare la nostra curiosità gastronomica. Dobbiamo averne cura sempre, custodendone le memorie e promuovendone la valorizzazione.

a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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