Alla scoperta dei vini autoctoni d’Abruzzo DOC. Con questo intento il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo ha organizzato negli spazi espositivi di Vinitaly una degustazione condotta dalla sommelier Adua Villa e dall’enogastronomo Carlo Cambi. La DOC Abruzzo è arrivata dalla vendemmia 2010 dando tutela e regolamentazione, dopo un iter lungo e laborioso, a vitigni autoctoni tornati a nuova valorizzazione e fino ad allora certificati solo come Igt: oltre al Rosso e al Bianco, anche nelle versioni Passito e Spumante, la DOC Abruzzo prevede infatti tipologie monovarietali per Pecorino, Passerina, Cococciola, Montonico e Malvasia, tutte anche nella versione superiore, e con la vendemmia 2011 si sono aggiunte la Doc Ortona e la Doc Villamagna, due enclave produttive della provincia di Chieti.
Sei le etichette degustate e conosciute sotto la guida di Adua Villa e Carlo Cambi: il Duca Thaulero 2010, Abruzzo Doc Passerina Superiore dell’azienda Casal Thaulero, il Nihil 2010, Abruzzo Doc Malvasia Superiore prodotto da Citra Vini, azienda che ha presentato anche Aer, un Abruzzo Doc Cococciola Superiore del 2010; a seguire tre Abruzzo Doc Pecorino, Amaranta 2011 di Tenuta Ulisse, Dora D’Oro 2010 di Dora Sarchese e Colle Civetta 2010 di Passetti.
“Sono vini che insegnano la confidenza con la storia” ha affermato Carlo Cambi. “Possiedono un ricco corredo olfattivo e una forte capacità minerale, che li rendono particolarmente adatti a giochi di abbinamenti non solo con ricette locali, ma anche nazionali e internazionali” ha spiegato Adua Villa. “L’interesse di altri Paesi, come il Canada, il Giappone, gli Usa e gli stati del Nord Europa, verso questi prodotti pone l’evidenza su un mercato nel quale ci sarà sempre maggior spazio di incontro: l’Italian Style, quello autentico, troverà sempre più richiesta e l’Abruzzo anche con queste nuova DOC assegna risposte di carattere.”
Il Duca Thaulero, dall’aroma esotico ed agrumato, è perfetto insieme alle puntarelle, ma anche con un risotto allo zafferano, una crepe ai frutti di mare o un maialino in crosta.
Il Nihil, molto aromatico, solare, caldo ed espressivo, con punte di albicocca e l’ampiezza e i volumi dell’acacia, si abbina alle cozze, a pietanze con la noce moscata, a patate al forno, ma non stona con un’aragosta alla normanna.
Il Coccocciola Aer lascia un ricordo in bocca unico, con un bouquet aromatico ma molto contenuto e sensazioni ambrate al palato: ottimo con un tortello alla ricotta ed erbette, con i canederli burro e salvia, ma anche interessante da degustare insieme a granchi spaccati in salsa o alla feijoada brasiliana.
E arriviamo al Pecorino: “non basta dire Pecorino, occorre valorizzarne le specificità, le multiformità, imparando, e questo vale per tutte le denominazioni Abruzzo Doc, a riconoscere le firme di una azienda” secondo Carlo Cambi.
Amaranta in bocca ha intonazioni dolci, è gaio, possiede note di sambuco e anice che lo rendono il vino ideale con piatti a base di zucchine e fiori di zucca, mentre Dora D’Oro ha una forte mineralità, si avvicina al gesso e in bocca è più austero, quasi pietroso: è un vino che esalta uno spaghetto alla bottarga come un pollo tandoori.
Il Colle Civetta invece ha un’espressione più salata, ma si riconosce il gelsomino e l’agrume che emergono anche al naso: grande con un riso pilaf al curry e gamberi ma perfetto anche con un vitello tonnato. Tutti si prestano ad abbinamenti con piatti a forte base grassa, come la besciamelle, e con il sushi.
Grande scoperta davvero questi vini d’Abruzzo DOC.
Alessandra Locatelli