Capita di assistere alla rottura della crosta di sale, con il martelletto in legno, di un saporito branzino al tavolo del cliente; oppure di vederti preparare davanti agli occhi il filetto alla tartara o la Chateaubriand. Gesti destinati a sparire? Forse non tutto è perduto e si badi bene, non è nostalgia, bensì il metro di misura della padronanza di un mestiere e della indiscutibile certezza di ciò che si porta in tavola.
“Lo facciamo abitualmente” racconta Giuliano Poli che, insieme al fratello Marco e al papà Umberto, aprì nella notte di Capodanno del 1969 il locale nella dismessa stazione ferroviaria di Castelnovo di Sotto. Comincia da questa frase un racconto che affascina, per la forza di volontà, il briciolo di incoscienza che negli anni Sessanta ha contagiato quegli artigiani che hanno dato un significato al made in italy, il forte legame familiare che oggi vede le due famiglie Poli, genitori e figli, in tutto otto persone, portare avanti con entusiasmo due ristoranti e due alberghi tra Castelnovo e Parma.
Una storia da raccontare con ordine, partendo proprio da quella stazione, persino imponente nella sua facciata, che la famiglia Poli ha trasformato in un ottimo ristorante, anno dopo anno, senza mai smettere di renderlo migliore.