Sarebbe un errore credere che il termine sostenibilità sia soddisfatto solo dalla scelta di avvalersi di energie rinnovabili, o che sia sufficiente acquistare materie prime biologiche per potersi definire ‘green’.
Dietro ad imprese di questo genere ci sono scelte coraggiose e mirate, di chi vuole sostenere territori, produzioni agricole, risorse locali. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Caponi, chef e patron dell’osteria I’Ciocio di Suvereto, in provincia di Livorno, ristorante insignito della stella verde dalla Guida Michelin e concretamente attivo per la crescita sostenibile del suo ristorante e del territorio circostante.
“Prima di raccontarvi la nostra realtà ci tengo a precisare che perseguiamo intenti sostenibili non per sbandierare le nostre scelte ai clienti, ma perché ci crediamo profondamente. Da oltre vent’anni - spiega Fabrizio - attingiamo da filiere di prossimità o che ci appartengono, perché è il modo più semplice per presentarci ai clienti con prezzi corretti a fronte di una qualità elevata del cibo. Ma anche, anzi soprattutto, perché la nostra etica ce lo impone. Ho sempre pensato che evitare passaggi inutili nella filiera, quando è possibile, sia un’ottima filosofia, sia per una questione economica, sia per una maggior conoscenza e consapevolezza della propria dispensa.
Al contempo credo che la ristorazione non possa prescindere dal concetto di qualità della vita. Noi, come cuochi e ristoratori, siamo vettori di piacere, incidiamo sul benestare delle persone, dobbiamo garantire la qualità del cibo servito e lavorare per il benessere del pianeta. Sono tutte missioni quotidiane ricche di responsabilità”.
L’impegno di Fabrizio lo si evince, tra gli altri, nel progetto Sterpaia e nell’attività di Molino Le Pietre, nati entrambi nel 2013, con cui si concretizzano pratiche agricole migliorative per la qualità del suolo e si producono alimenti di alta qualità nutrizionale, ovvero farine macinate a pietra da filiera corta e controllata.
“Siamo orgogliosi di queste attività, ma non sono le uniche scelte che attuiamo per essere il più possibile sostenibili. Il nostro orto detta le ricette proposte nel menu e le erbe selvatiche sono il fulcro della nostra cucina; evitiamo i prodotti di importazione e i prodotti ittici che utilizziamo provengono da pratiche di pesca sostenibile; trasformiamo i nostri ortaggi nell’arco di una giornata per commercializzarli attraverso il nostro e-commerce o impiegarli in cucina spiegando ai clienti il valore del raccolto di prossimità e della trasformazione immediata del prodotto fresco”.
L’ingranaggio ‘sostenibile’ riguarda anche le scelte degli arredi, con la preferenza per i mobili da recupero, e tanti altri piccoli cavilli - tutt’altro che trascurabili - curati per essere coerenti con la propria etica, non solo promotori a parole di un pensiero.
“Sono ancora troppe le attività in Italia che lavorano in funzione del prezzo non rendendosi conto che se si lavora con una corretta gestione delle finanze, degli scarti e dei flussi interni, la differenza tra il costo di una materia prima di qualità e quello di una materia prima scadente è davvero irrisoria. Se si sceglie di lavorare con prodotti buoni, sicuri, che diano valore alle persone e al nostro Paese, sul piano etico e del servizio alle persone, cambia tutto. Scegliendo la qualità si garantisce la qualità, basta trovare la formula per far stare in piedi il sistema”.