Mangiare presto! Questa, di tutte quelle di cui si legge sempre a ogni inizio anno, è la tendenza di cui, siamo convinti, si vedranno i risultati più eclatanti.
Una tendenza già diffusa, dal post-Covid, negli Stati Uniti, a New York in particolare, e che sta interessando il nostro continente.
Mangiare presto, soprattutto fuori casa, significa ripensare a tanti aspetti del consumo sia del cibo che di un’esperienza.
Andare a cena alle 19, in certi casi, e gli stranieri in visita nel nostro Paese già lo fanno, anche prima, vorrebbe dire ridurre ad un orario più consono il tempo di lavoro del personale di un ristorante. Evitare che un cuoco, un lavapiatti, un cameriere prendano su la moto o l’auto per tornare a casa alle tre di notte con tutto quello che significa: gli incidenti in cui un operatore della ristorazione è coinvolto appaiono sempre più spesso sulle cronache. Significa anche risolvere qualche problema nella ricerca del personale.
Soprattutto significa portare benessere al nostro organismo, come testimonia uno studio condotto in Francia dall’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura. Suddetto studio, iniziato nel 2009 e in corso fino al 2029, coinvolge 103.000 persone che si sono dichiarate disponibili alla necessità di indagare la relazione tra alimentazione e stato di salute.
I primi risultati evidenziano l’esistenza di una forte associazione tra la presenza di malattie cardiovascolari e l’abitudine a consumare i pasti tardi, come, ad esempio, cenare dopo le 21 che, in caso di consumo fuori casa, implica spesso anche passare il tempo precedente a bere uno o due aperitivi, spesso alcolici.
Fare colazione presto al mattino, non saltare il primo pasto della giornata, si associa a una diminuzione del rischio cardiovascolare. Ritardarla, è comprovato, lo fa aumentare del 6% per ogni ora in più.
La cena, invece, è la fase più rischiosa, perché mangiare dopo le 21 risulta associato a un rischio decisamente più elevato, pari al 28%, di eventi cerebrovascolari. Mentre cenare presto permette di prolungare più a lungo il digiuno notturno e questo diventa un importante fattore protettivo.
Un altro studio, realizzato dal Brigham and Women’s Hospital, il secondo ospedale universitario della Harvard Medical School, ha individuato che il consumo dei pasti in una finestra di dieci ore, con la cena intorno alle 19, permette di ridurre le quantità di cibo e di calorie, sperimentando un miglioramento del sonno e una riduzione del 3-4% del peso corporeo, dell'indice di massa corporea, del grasso addominale e della circonferenza della vita.
Che dire? Non ci resta alto che provare. Una tendenza positiva, in questo 2024 che si apre in una fase indefinita su come si sta attrezzando il mondo, sia sul piano economico che su quello sociale e comunitario, non può che far bene.
I ristoranti dovranno essere tra i primi a non ostacolare questa tendenza che farà bene anche al loro lavoro, ne siamo certi.