La stessa cosa vale per i vini. Quando ho iniziato questo mestiere trenta o quaranta anni fa c’erano pochi ristoranti che magari avevano una bottiglia di Pignoletto sui propri scaffali, adesso per fortuna ce ne sono di più perché il mondo è cambiato e si tende a bere un po’ più vini locali, anche perché in questo periodo la qualità è cresciuta significativamente.
L’impegno etico di un cuoco e di un ristoratore che vogliono portare avanti la cucina bolognese dovrebbe pesare sempre di più con la consapevolezza che per rappresentare un territorio devi utilizzare le materie prime locali rispettando chi le produce. In questo modo si crea un indotto commerciale interessante che permette ai produttori, allevatori e viticultori di vivere e noi ristoratori insieme a loro. Solo così potremo consegnare i nostri nipoti un territorio migliore rispetto a quello che hanno fatto trovare a noi.
Mi rendo conto che sia difficile convincere qualcuno che prepara determinati piatti a spendere il 50% in più per la materia prima, anche se questa è solo una delle voci che concorrono al costo del piatto. Quel piatto non arriva a costare il 50% in più se utilizzi materie locali buone. Potrà cambiare del 10-15%, dopo starà al ristoratore sviluppare una politica di ricarichi che lo portino essere equilibrato e competitivo.
In questo periodo che segue la pandemia, dopo un 2020 euforico e un 2023 che comincia evidenziando timori e preoccupazioni, molti cercano di accumulare marginalità che permetta di mettere “fieno in cascina”. Non è così semplice fare il nostro mestiere. Molti lo fanno solamente perché sono dei commercianti, non perché lo sentano veramente. Forse questa è la differenza. È un peccato perché anche i ristoranti commerciali in altre parti del mondo hanno sempre comunque rispetto e ricerca sul territorio. Sono convinto che se anche in Italia, come fanno in molti paesi esteri, tutti dichiarassero l’origine dei prodotti che concorrono alla costruzione dei piatti, nell’80% dei casi dovrebbero scrivere grandi nomi della distribuzione organizzata oppure Argentina, Brasile, Cina, e per il pesce Marocco, India, Thailandia. Forse viviamo un po’ di rendita rispetto a ciò che si racconta della cucina italiana.
Probabilmente questa narrazione riguarda la cucina italiana di casa e quella che si intende oggi per bolognese è sicuramente una cucina di casa, una cucina familiare, ma è proprio quella che ricerca chiunque venga a Bologna e al ristorante si aspetta una cucina di casa tecnicamente più avanzata. Questo è lo spirito che condivido con i colleghi delle Premiate Trattorie Italiane dove ogni trattoria è testimone orgogliosa del proprio territorio.