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L’accoglienza delle Osterie d’Italia

25/10/2022

L’accoglienza delle Osterie d’Italia

Gran bella presentazione quella che, al Teatro Piccolo Strehler di Milano, hanno fatto Eugenio Signoroni e Francesca Mastrovito, i curatori della guida delle Osterie d’Italia di Slow Food, arrivata nel 2023, alla 33° edizione.

 

Hanno parlato in tanti, tra osti e ostesse, istituzioni e partner, e cercare di ricondurre a sintesi il piccolo trattato sull’accoglienza che ne è uscito è impresa difficile in un solo articolo, ma le parole essenziali, pronunciate da Carlo Petrini, in collegamento dall’altra parte del mondo, riassumono bene il significato e il ruolo che, oggi, hanno questi locali per la vita sociale e per un cibo buono, pulito e giusto per tutti.

 

“I curatori della guida hanno voluto soffermarsi sul valore dell’accoglienza, su quanto è importante garantire ai vostri ospiti un atteggiamento di benevolenza nell’accoglierli nei vostri locali. Questo atteggiamento deve essere il più sincero possibile perché è perfettamente inutile accogliere in maniera artefatta, costruita; l’ospite se ne accorge immediatamente! – racconta Carlo Petrini – Chi va al ristorante lo fa per un momento di piacere, di convivialità e l’accoglienza migliore, quella più sentita, è quella che esprime, fin dall’ingresso, la vostra identità di osti e ostesse. Entriamo in tempi difficili e l’alleanza che voi potete costruire con i vostri ospiti è molto importante e conterà solo in un contesto di assoluta trasparenza. Il lavoro che voi fate per l’intera società italiana è molto prezioso. Siatene convinti e siatene orgogliosi”.

Francesca Matrovito ed Eugenio SignoroniFrancesca Matrovito ed Eugenio Signoroni

I numeri della guida
Una guida come quella di Osterie d’Italia è pari, come valore ed efficacia, all’altra guida più utilizzata dai turisti, dagli appassionati di ristorazione: la Michelin.
Sono guide diverse, certamente, ma che hanno un pubblico fedele, che accetta i consigli che offrono. Forse le uniche due guide che hanno un senso.

Quella delle Osterie, in particolare. Offre uno spaccato dell’Italia che spinge le persone in luoghi che, altrimenti, verrebbero dimenticati come mete e questo contribuisce non poco a salvaguardare anche professioni legate alle produzioni alimentari e al turismo sostenibile che, oggi, sono indispensabili per l’Italia intera.

 

Alla guida delle Osterie d’Italia collaborano 247 persone, soci di Slow Food, che raccontano la storia di ben 1730 osterie e trattorie presenti in guida; le novità, in questa edizione, sono ben 139; le chiocciole 272 e le osterie con il simbolo della bottiglia, sinonimo di una carta dei vini ben strutturata, 450.

 

“Un lavoro immane reso possibile dalla passione di queste 247 persone coordinate dai due curatori, Eugenio Signoroni e Francesca Mastrovito. – afferma Carlo Bogliotti, a capo di Slow Food Editore – Dal punto di vista editoriale, senza questa rete, la pubblicazione di una guida di questo spessore, anche culturale, non sarebbe possibile”.

La Guida Osterie dLa Guida Osterie d'Italia

L’accoglienza delle osterie
Dicevamo che sono state tante le persone che si sono succedute sul palco del Piccolo Teatro per raccontare la loro visione, la propria idea di accoglienza. Pensieri che venivano riportati in una grande lavagna digitale scritta e disegnata in diretta da una bravissima disegnatrice.

 

Ci hanno colpito in particolar modo le riflessioni di due tra i tanti osti e ostesse presenti. Sergio Circella, della Brinca di Ne (sulle colline genovesi), che ha raccontato quanta importanza hanno avuto le donne della sua famiglia nel mantenere viva la loro trattoria. “Io ero in sala ma la cucina che facevamo, per cui venivano da tutta la Liguria a Ne, era interamente nelle mani e nella testa delle donne della famiglia. Senza di loro non saremmo arrivati dove siamo adesso”.

 

Tiziana Tacchi, chef del Grillo e il Buon Cantore di Chiusi (SI) ha invece raccontato il suo ruolo di ostessa militante che “significa essere sincera, sempre sé stessa e convinta del piacere di fare questo lavoro. L’idea di aprire 21 anni fa è stata dettata dal non allontanarsi mai da ciò che ci detta il cuore E accogliere significa aprirsi alle persone che, in quel momento, ci hanno scelto, con tutta la nostra conoscenza di un territorio, dei suoi prodotti ma anche delle sue bellezze architettoniche e di paesaggio da condividere”.

 

Il miglior oste
Sono stati tanti i premi assegnati durante la presentazione, e i nomi li troverete sulla guida che vi consigliamo di comprare, dal 26 ottobre in tutte le librerie d’Italia ma di uno di questi premi, forse il più importante, vi vogliamo raccontare: il miglior oste d’Italia.

Quest’anno il miglior oste d’Italia è Roberto Casamenti dell’osteria La Campanara di Galeata (FC): meritatissimo per la suggestione del luogo e per la capacità di Roberto di capire al volo i suoi ospiti. Perché è questo che contraddistingue un bravo oste!

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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