CIBUS è la vetrina, per eccellenza, dell’orgoglio agroalimentare italiano.
Un momento atteso, sempreverde e radicato - possiamo dirlo - con i suoi quasi quarant’anni di vita. E Parma è la sua sede naturale, vocata.
Mai mutato nella sostanza diversamente dalla forma, dall’abito, che le aziende hanno scelto via via di darsi. A seconda dei tempi. Indimenticabili, nei primissimi anni, gli stand immensi e gli allestimenti imponenti dei grandi brand, che poi sono stati rimodellati fino a divenire veri e propri spazi non solo di accoglienza ma di convivialità. Questa è la direzione verso cui sono andate molte aziende. Possiamo dire: il modello che va per la maggiore. Che poi è la nostra italianità, ciò che di noi è più amato ma anche che più amiamo per noi stessi. Spazi allestiti come piccoli ristoranti con chef, che oggi sono preferibilmente testimonial di peso, che ti offrono l’esperienza di un pranzo a più portate. Altro che assaggino, che qualcuno ha ancora mantenuto per i visitatori in transito. E c’è anche chi – fra i grandi brand - impronta stand volutamente meno aperti, magari chiusi da pareti o piante, proprio per prediligere l’intimità dei rapporti commerciali.