Le referenze dei formaggi si attestano tra 130 e 150 in media tutto l’anno. Sotto le feste arrivano a 230 - 240. Buona parte della produzione italiana è rappresentata, con una forte focalizzazione sui formaggi del Nord Italia, Piemonte, Lombardia e Triveneto, tutto l’arco alpino che va dalle Alpi Marittime fino al Friuli. così come è presente molta Francia, specie gli chèvre e i bleus.
Da tempo la selezione si sta allargando anche ai formaggi del Sud Italia, con delle belle proposte di caciocavallo di piccoli caseifici irpini e del Molise, Provolone del Monaco tradizionalmente prodotto da vacca agerolese, alcuni pecorini della Basilicata e della Puglia, regione dalla quale arriva anche formaggio di bufala a pasta filata.
Vanno forte anche gli erborinati e oggi qui se ne trovani 15 tipologie provenienti da Francia e Inghilterra oltre naturalmente all’Italia. Il maestro di formaggeria e docente all’ALMA, grande affinatore di formaggio di fossa, Renato Brancaleoni, nella sua Fossa dell’Abbondanza (a Roncofreddo, nella valle del Rubicone) in provincia di Forlì-Cesena) affina anche un erborinato tedesco che sembra un brie, molto cremoso, e anche questo prende la strada della bottega bolognese. Brancaleoni, da sempre uno dei maestri di riferimento di Guermandi, dice che la fortuna dell’Italia è di essere fatta a T con una catena montuosa in testa e un’altra, la dorsale appenninica, che la percorre in tutta la sua lunghezza, andando da un clima nordico a uno africano. Questo arricchisce il nostro paese di infinite valli, alpine, tirreniche, adriatiche, che offrono innumerevoli varietà di formaggi mediterranei e alpini, e ogni Valle ha animali diversi, piante erbe fiori diversi, produttori e tecniche diverse.