Ieri sono stata a Milano alla presentazione di “L’Aquila vive”, un reportage girato nel cuore della città abruzzese in occasione del terzo anniversario del terremoto del 6 aprile 2009. Mi aspettavo, lo confesso, di trovare un’atmosfera nostalgica, permeata da un dolore giustificato, da una rabbia empatica, da un ovvio senso di impotenza. Mi ero per un attimo dimenticata di quella capacità istintiva che l’uomo ha trasformato in esigenza sociale e che si chiama coraggio. Perché questo è stato mostrato ieri: il coraggio, puro, destabilizzante, spaventoso perché, nel profondo, non del tutto comprensibile da chi non l’ha vissuta, una tragedia personale e collettiva come quella che si porta dietro, insieme ai detriti, un terremoto.
Lo speciale, realizzato da Gambero Rosso Channel, andrà in onda in due puntate il 7 e l’8 aprile sul Canale Sky 411: “Abbiamo voluto testimoniare la volontà delle persone dell’Aquila di andare avanti, per gridare al mondo che la città non è morta” ha commentato Monica Brenna, Monny B, conduttrice del programma enogastronomico “Semplicemente Monny” che di persona è andata tra le strade dell’Aquila ad intervistare i pionieri della ricostruzione, casari, salumieri, produttori di zafferano, protagonisti di un rinnovamento che trae origine dalla terra, che può tradire ma non abbandona, a partire da Marzia Buzzanca, chef patron del ristorante pizzeria Percorsi di Gusto, situato nel cuore del capoluogo abruzzese.
“Oggi l’Aquila è una medaglia a due facce” ha raccontato con un’emozione tutt’altro che scalfita dalla rassegnazione “in cui convivono persone che si muovono, che ci credono e gente più debole, sopraffatta dal disagio. In molti vengono a trovarci, la cosa brutta è che poi si dimenticano.” Poi si dimenticano: tre parole e un pugno allo stomaco che ci fanno solo vagamente intuire una condizione quotidiana che va oltre un senso profondo di privazione.
“È come se avessi l’identità tagliata” ha confidato Maria Teresa D’Angelo, originaria de L’Aquila dove era funzionaria comunale e che dal 2009 vive a Milano, rivestendo lo stesso ruolo: “Ma è necessario gestire la perdita e reagire prendendo decisioni. Perché siamo esseri umani.” Questo passaggio dal concetto di assistenza a quello di azione è stato evidenziato anche dall’ Ing. Paolo Cuccia, presidente di Gambero Rosso, egli stesso di origini abruzzesi, il quale ha spiegato “l’importanza del cominciare a focalizzare l’attenzione sui prodotti agroalimentari de L’Aquila, città che somiglia a tutta l’Italia del gusto.”
Il messaggio a più voci è dunque riassumibile in un verbo all’imperativo: andiamoci. In vacanza, in gita scolastica, per aiutare, per conoscere un territorio unico e bellissimo, per parlare con le persone, per assaggiare la loro cucina e portarne una parte con noi. Ieri a proporne un assaggio c’era anche lo chef Carlo Cracco, che ha cucinato per tutti i presenti un risotto con i pistilli di zafferano de L’Aquila: “Si tratta di un prodotto già molto valorizzato, ma possiamo farlo conoscere di più, promuovendo la cucina più di qualità che di quantità.”
Ma per ricominciare occorre energia, anche economica, quella che progetti di sponsorizzazione, di bandi per operazioni turistiche e tecniche di supporto a chi ha ancora un’attività e di pianificazione di iniziative concrete, potrebbe portare a L’Aquila. Che Immota Manent, come recita il suo stemma, ovvero resta salda, ben ferma come una quercia nella sua terra, sempre e comunque.
Ed è viva. Non perdiamo la voglia di ricordarlo.
Alessandra Locatelli
[nggallery id=45]