La complessità equilibrata dell’amaro
La cucina di Nikita è una danza di note in equilibrio, un gioco di contrasti. È il risultato di un lungo lavoro che nasce dall’irruenza giovanile per raggiungere l’equilibrio della maturità e mantiene, nel suo carattere mai scontato, la personalità eclettica del suo autore, che si manifesta nell’armonia della complessità che accompagna i piatti.
L’amaro è il sapore dominante. Ma non è predominante. Nikita Sergeev ama particolarmente giocare col gusto amaro, un interesse che nasce, al suo arrivo in Italia, dalla scoperta del ricco mondo vegetale, il mondo delle erbe, tanto che considera il gusto della macchia - nella sua parte profumata, aromatica, versatile – il più rappresentativo dell’Italia. La parte amaricante del verde in tutte le sue forme, che definisce “la mela di Adamo ed Eva”, lo colpisce e lo stimola ad approfondirne le caratteristiche; le note pungenti che lo affiancano, poi, completano il fascio di sensazioni che suscita.
Introdurre l’amaro nei piatti non è semplice. Occorre un lavoro profondo affinché le note non sovrastino e Nikita lo sa bene. L’amaro si esprime in sensazioni e intensità differenti, e le possibilità di utilizzo sono infinite. Dalla nota erbacea, derivata ad esempio dalla cicoria, che interessa il fondo della lingua alla nota della griglia, più rotonda per via dell’affumicatura che l’addomestica; la sfida è introdurlo ben stratificato e amalgamato con gli altri sapori, in un’alternanza piacevole di equilibrio e spregiudicatezza, per non stancare il palato.