A chi scrive il concetto di “pari opportunità” non è mai piaciuto fino in fondo, per più di una ragione. La prima è estetica e riguarda il dubbio che investendo tempo, denaro e sforzi per rafforzare l’idea che la donna debba essere uguale all’uomo non si faccia altro che sottintenderne nella pratica il suo essere diversa dall’uomo (il che è logicamente ed empiricamente vero), dove il termine diversa è liberamente intercambiabile con qualsiasi altro aggettivo qualificativo preceduto dal non o dal non abbastanza come.
La seconda è logistica: focalizzare l’attenzione sul valore del lavoro, sull’impegno, sul merito, sui diritti e quant’altro è assolutamente corretto, legittimo, doveroso in qualunque Paese civile; ma focalizzare l’attenzione sul fatto che tali valori debbano essere applicati anche alle donne, non è ghettizzante? E torniamo a quel “non”, a quel dare per scontato che manchi qualcosa per essere, appunto, alla pari.
Qualche uomo e altre (tante) donne ci vogliono far credere che essere donne non significa avere un handicap: questo, è il modo peggiore per affermare che un handicap esiste.
Ma attenzione: chi scrive comprende bene che il problema c’è, che c’era da prima ancora che nascessero le nostre nonne, che è importante discuterne, ma crede che più di tutto sia importante agire. Ognuno nel proprio settore. Prendiamo la cucina: avete mai sentito parlare della “cucina in azzurro”? No? Eppure se cercare su Google la “cucina in rosa” vi si apriranno decine di link a servizi che parlano di chef, ops, cuoche, donne. A chi scrive è capitato di leggere l’articolo di un collega che nel descrivere la professionalità di una sommelier sottolineava quanto fosse “giovane, bella, donna”. Ora, a nessuno verrebbe mai in mente, sono certa, di scrivere lo stesso di un sommelier, o di chiunque altro professionista, uomo. Siamo seri.
Ecco, di questo c’è bisogno: di serietà. Che non ha sesso, per fortuna. Ha solo bisogno di esercizio quotidiano, nel privato e nel pubblico. Come ad esempio nel Turismo, l'unico settore dove le donne pare trovino maggiore spazio (qui la componente lavorativa femminile è al 60%) e che sembra tra i più promettenti per il futuro: è quanto è emerso nei giorni scorsi alla presentazione romana del primo Osservatorio Permanente per le pari Opportunità, promosso dall’ EBNT, Ente Bilaterale Nazionale del Turismo.
“Questa iniziativa - afferma il presidente Ebnt Alfredo Zini - dev'essere considerato un cantiere aperto in cui coinvolgere anche altre categorie, affidando alle donne cariche ed incarichi più qualificati per evitare quello schiacciamento delle carriere che emerge dalla ricerca.” Secondo l'Osservatorio, se è vero che sono quasi il 90% le donne che risultano assunte a tempo indeterminato contro il 78,5% degli uomini, è anche vero che tutto cambia se si parla di quadri e dirigenti, dove solo 3 posizioni su 10 sono ricoperte da donne.
“Bisogna riorganizzare la società e capire come impostarla. - spiega la vice presidente Ebnt Lucia Anile - Si deve puntare su un discorso di contrattazione integrativa che rimuova le disuguaglianze e le discriminazioni di genere. Una maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro comporta una maggiore crescita economica e un miglioramento dei rendimenti aziendali”.
Uno: iniziamo a crederci davvero. Due: mettiamoci del nostro, tutti i giorni. E non stanchiamoci di farlo solo perché qualcuno non è al nostro pari.
Alessandra Locatelli