Basta guardarsi attorno e in un attimo il rischio è dimenticare di essere a Napoli, se non fosse per il panorama che è unico e per fortuna inimitabile, si potrebbe essere in una delle capitali internazionali più eccitanti, e non perché non valga la pena avere in città un hotel come il Romeo, ma solo perché qui è l’unico veramente internazionale, e francamente nessuno è abituato ad un cotesto simile. Che può essere anche una caratteristica da preservare, senza dubbio ciò che ci distingue, ma è così bella quella particolare sensazione di stare al centro del mondo, e delle attenzioni dell’hotel che ti accoglie come cittadino internazionale a cominciare dalla struttura, l’arredo, fino ad ogni dettaglio di ospitalità.
Un piacere che al decimo piano del Romeo, al Comandante Restaurant, diventa addirittura più tangibile, nonostante la forte personalità e presenza scenica con la cucina a vista, dell’executive chef, una stella Michelin,
Salvatore Bianco, che tra modernità, stile, e lusso è un campano prestato al mondo, sebbene non si sia spostato da Napoli. Che dire dei sui piatti curati nei sapori e nell’estetica, se non che sono frutto di alta professionalità, materie prime eccellenti ed estro creativo, ogni volta assecondando le stagionalità e i prodotti disponibili nell’ampia varietà locale. Aprendosi a nuove entusiasmanti avventure, come le cene degustazione con altri chef stellati e di fama come
Pasquale Palamaro, Alfio Ghezzi e Sebastiano Lombardi, il prossimo lunedi 16 dicembre, per serate tra menu inediti a quattro mani e sette portate da ricordare. Abbinamenti di grande interesse come nell’ultimo appuntamento del 5 dicembre, con un menu proposto in coppia con lo chef trentino Alfio Ghezzi, dove da nord a sud si è trovato un bel compromesso di sapori abbinati ai vini delle aziende Ferrari e Alepa, tra un Blanc de Blancs e un Riso mantecato di Alfio Ghezzi a un’Insalatina di gamberi rossi e un Lombo di agnello di Salvatore Bianco. Per finire con gli originali dolci di Salvatore Bianco, da Menta e cioccolato al dessert Dolce lampone.
Annalisa Tirrito