Passi per le recensioni, positive o negative che siano, danno sempre modo di capire da parte del cliente e di riflettere sul giudizio di un critico da parte del ristoratore. Anzi, ben vengano, a maggior ragione se scritte da professionisti che l’autorevolezza se la sono conquistata sul campo.
Ma le classifiche, per favore, smettiamo di farle; chi legge, nella maggior parte dei casi, non ne conosce i criteri e, troppo spesso, sono oggetto di decisione da parte di un minuscolo gruppo di singoli. I 600, o giù di lì, della 50th best restaurant of the world sono già una pattuglia consistente, ma con quali parametri decidono di valutare chi sono i migliori del mondo? Non ci è dato sapere a noi comuni mortali, a meno che non si vanti qualche amicizia con uno di questi seicento che te lo dice: “ma è un segreto che svelo solo a te”.
Per poi arrivare a classifiche come quella dei Traveler’s Choice Restaurant di Tripadvisor che, tra i ristoranti italiani di lusso annovera al quarto posto un ristorante della provincia bolognese sconosciuto ai più e a tutte le guide. Sono due esempi, uno all’estremo dell’altro, che dimostrano come nelle classifiche imperi una sorta di politeismo nel determinare criteri e valutazioni costruite su parametri imperscrutabili.
Del resto, è di pochi mesi fa la performance di Oobah Butler, un ragazzo londinese che scriveva recensioni fasulle su Triadvisor, che si è inventato un inesistente ristorante passato dal 18.149° posto in classifica a primo ristorante di Londra; uno scherzo quello di Butler, ma che la dice lunga su quanto è facile fare classifiche.
Noi non siamo contro Tripadvisor, diciamo sempre che il miglior modo per governarlo, da parte dei ristoratori, è rispondere sempre a tutte le recensioni: anche con un semplice grazie quando è positiva, oppure con le corrette motivazioni quando è negativa o fasulla, perché l’ultima parola che resta è la loro e l’utente lo apprezza. Ma siamo profondamente contrari a tutto ciò che non è trasparente e, purtroppo, le classifiche dei locali o dei 10 migliori risotti e ammennicoli vari non lo sono mai.
Non ci piacciono proprio, soprattutto dopo che siamo andati a curiosarci un po’ dentro e abbiamo trovato una sorta di schiavitù del mestiere di scrivere.
Infine, ad aiutarci a scegliere, lo scrivo con ironia, è arrivato lo slurpometro, ovvero un aggregatore di recensioni che determina la classifica dei migliori ristoranti italiani in base ad un algoritmo. Il risultato? Nei primi dieci della classifica non ne troverete uno che abbia una menzione su nessuna delle guide italiane; le quali, fino a quando non si dimostrerà il contrario, un valore ancora lo rivestono in termini di autorevolezza.
Ultimo ma non ultimo, esistono, come in ogni professione, dei fuoriclasse: questi dovrebbero essere i primi a chiedere di non essere citati in nessuna classifica che non vanti criteri di trasparenza. Il loro pubblico non potrà che esserne grato e solidale!
Luigi Franchi