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Le Due Terre: il modo migliore di fare il vino

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12/07/2022

Le Due Terre: il modo migliore di fare il vino

Nelle etichette dell’azienda Le Due Terre di Prepotto non comparirà mai la dicitura “vino biologico”. Il motivo lo si accoglie appena inizia a parlare Silvana Forte, una delle anime di questa straordinaria cantina al confine tra Friuli e Slovenia, in un fazzoletto di terra costellato di piccole aziende.
Gli altri due volti sono quelli di Flavio Basilicata, il marito, e la figlia Cora, tutti equamente impegnati nell’attività.

I vigneti dellI vigneti dell'azienda, a Prepotto

Il credo de Le Due Terre

“Il nostro è un credo, un atteggiamento che segna non solo il modo di coltivare la vite, di produrre il vino, ma anche di vivere. Lavorare nel rispetto della natura e dell’ambiente è una scelta che nasce da cuore. Incide nel nostro modo di mangiare, di acquistare, di gestire le terre di cui ci prendiamo cura. Non è marketing, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, per questo non lo scriviamo” spiega subito Silvana.
 

Silvana e Flavio hanno avviato questo progetto (che hanno premura di definire proprio così, progetto) nel 1984; un’epoca in cui biodinamica, sostenibilità e etica non erano parole abusate, ma frutti spontanei di una cultura contadina sincera.

“Oggi si chiama biodinamica e si parla di ecosistemi - continua Silvana - ma chi ha vissuto certe dimensioni contadine non ha bisogno di dare definizioni. Erano comportamenti di necessità, dettati dalla miseria e dal bisogno di sostentamento. Ogni decisione presa dalla nostra famiglia attinge da quei comportamenti ed è orientata a incidere il meno possibile sul corso naturale dell’ambiente”.

Silvana Forte racconta lSilvana Forte racconta l'azienda, avviata nel 1984 con il marito Flavio

Dove e come origina il loro vino naturale

Le Due Terre poggiano su due tipologie di terreno, la marna e l’argilla. Da qui prende il nome l’azienda e pure il logo, finissimo, elegante e difficile da non riconoscere. Gestiscono cinque ettari, di cui uno interamente ricoperto da bosco. Un lembo di terra, che Silvana ci indica da lontano, è anche riservato alle arnie da cui ricavano il miele.

Lo sfalcio lo eseguono due volte l’anno per non invadere gli equilibri vegetali e animali. E gli unici trattamenti in vigna li fanno con zolfo e rame.

“Ci teniamo ad essere in equilibrio con ciò che ci circonda. Stiamo studiando con il nostro agronomo una strada per ridurre il rame. Pensare che il vino naturale si faccia all’antica e senza ricorrere alla scienza è un retaggio di alcuni vignaioli, noi la pensiamo diversamente. Noi ci avvaliamo dell’aiuto di un agronomo, che si confronta con mio marito e con mia figlia, entrambi enologi. Crediamo che il miglioramento sia sempre possibile e vada perseguito anche avvalendosi delle nuove conquiste scientifiche. Poi certo, la luna la osserviamo eccome!”

 

Nella conclamata diatriba tra vino naturale e vino convenzionale si inserisce il pensiero di Silvana, perfettamente sovrapposto a quello di Cora e Flavio.


“Il vino deve sempre essere buono. Anche il vino naturale deve tendere alla perfezione, ma questa deve essere onesta, non forzata. La fase cruciale, più delicata, che decreta in primo luogo la bontà di un vino è la vita in vigna: meglio si lavora con le piante e le uve, più facile è ottenere un vino pulito, sano, che può evolversi in modo straordinario negli anni”.

I vini de La Due Terre non riposano mai in botti nuoveI vini de La Due Terre non riposano mai in botti nuove

Altre questioni: il vitigno autoctono e lo stile del vino

Le responsabilità del vignaiolo artigiano passano anche attraverso un altro genere di scelte. Per esempio la volontà di valorizzare i vitigni autoctoni, propri del luogo, anziché concorrere all’omologazione produttiva scegliendo solo varietà internazionali.


“Il vignaiolo può salvaguardare la viticoltura antica, anzi… dovrebbe farlo! Stiamo lavorando per dare sempre più spazio allo Schiopettino, un vitigno particolarissimo che caratterizza questa zona e, assieme, al Refosco compone il nostro Sacrisassi rosso, un vino che si esprime con grande equilibrio dando molta voce al terroir” - ci racconta Silvana.

Sono quattro i vini prodotti: il Sacrisassi Bianco, composto da Friulano e Ribolla; il Sacrisassi Rosso, nato appunto dall’unione di Schiopettino e Refosco; il Merlot e il Pinot Nero. Un quinto si aggiunge in alcune annate.

 

“Abbiamo ribadito prima l’importanza di lavorare bene in vigna, ma anche in cantina si possono percorrere strade giuste o sbagliate. Per noi l’essenzialità è quella corretta: pochi strumenti, gli indispensabili, e un modo di fare il vino che tenda a valorizzare i lieviti indigeni e l’uva più che focalizzarsi sull’esasperazione tecnica. Ogni annata ha una sua anima. Deve essere preservata per poter uscire quando il destinatario della bottiglia deciderà di aprirla”.

 

Se c’è una cosa che stupisce dei loro vini appena si posano naso e bocca nel bicchiere è… l’eleganza.
“Leleganza è una ricerca che equivale alla ricerca di fare un buon vino” - spiega.
“Ed è mestiere: dipende da decisioni che non si possono ripetere di di anno in anno, mutano in base alle tantissime variabili naturali”

Cora Basilicata, rientrata nellCora Basilicata, rientrata nell'azienda di famiglia dopo anni di studi ed esperienze in campo enologico

Un sogno nobile

I loro vini sono destinati al mondo dell’ospitalità, in Italia e all’estero. È meraviglioso pensare che questa azienda, in passato considerata fuori dal coro per le scelte impopolari legate alla produzione naturale, sia non solo riuscita ad affermarsi fuori dal territorio, ma anche diventata un esempio per molti altri conterranei.

 

“La salute del pianeta deve essere a cuore di tutti. Non cambieremo il mondo con il nostro modo, ma almeno possiamo dire di non aver contribuito allo sfacelo. E poi c’è sempre un propagarsi del pensiero nelle comunità che può tradursi in un cambiamento vero” dice Silvana prima di congedarci.

 

I vini de Le Due Terre in assaggio I vini de Le Due Terre in assaggio
Sfogliando una presentazione su carta de Le Due Terre si rintraccia subito una parola, che campeggia sopra la fotografia che ritrae l’azienda, tutta sviluppata su un’unica collina.
La parola è: sogno.
Conoscendo Silvana, Flavio e Cora, osservando la loro terra, assaggiando le loro bottiglie si ha la sensazione che il loro sogno non sia solo fare un buon vino, ma trovare il modo migliore per farlo.
a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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