Dove e come origina il loro vino naturale
Le Due Terre poggiano su due tipologie di terreno, la marna e l’argilla. Da qui prende il nome l’azienda e pure il logo, finissimo, elegante e difficile da non riconoscere. Gestiscono cinque ettari, di cui uno interamente ricoperto da bosco. Un lembo di terra, che Silvana ci indica da lontano, è anche riservato alle arnie da cui ricavano il miele.
Lo sfalcio lo eseguono due volte l’anno per non invadere gli equilibri vegetali e animali. E gli unici trattamenti in vigna li fanno con zolfo e rame.
“Ci teniamo ad essere in equilibrio con ciò che ci circonda. Stiamo studiando con il nostro agronomo una strada per ridurre il rame. Pensare che il vino naturale si faccia all’antica e senza ricorrere alla scienza è un retaggio di alcuni vignaioli, noi la pensiamo diversamente. Noi ci avvaliamo dell’aiuto di un agronomo, che si confronta con mio marito e con mia figlia, entrambi enologi. Crediamo che il miglioramento sia sempre possibile e vada perseguito anche avvalendosi delle nuove conquiste scientifiche. Poi certo, la luna la osserviamo eccome!”
Nella conclamata diatriba tra vino naturale e vino convenzionale si inserisce il pensiero di Silvana, perfettamente sovrapposto a quello di Cora e Flavio.
“Il vino deve sempre essere buono. Anche il vino naturale deve tendere alla perfezione, ma questa deve essere onesta, non forzata. La fase cruciale, più delicata, che decreta in primo luogo la bontà di un vino è la vita in vigna: meglio si lavora con le piante e le uve, più facile è ottenere un vino pulito, sano, che può evolversi in modo straordinario negli anni”.