Ci sono molti modi per festeggiare una ricorrenza, specialmente quando segna un traguardo importante come gli 80 anni di vita di un Consorzio di tutela di uno dei prodotti alimentari più conosciuti al mondo: il Parmigiano Reggiano.
In un mondo che vive quotidianamente d immagine ci si aspetterebbe il testimonial di turno – qualche chef televisivo o qualche sportivo da copertina - che decanta le magnificenze di un formaggio indubbiamente eccellente. Oppure qualche campagna mediatica che ne ripercorre la storia, puntando tutto sulle caratteristiche di naturalità del prodotto.
Elementi, quello dell’eccellenza e della naturalità, che il Parmigiano Reggiano ha come status e quindi nessun stupore se vengono valorizzati.
Lo stupore invece, assolutamente positivo, nasce quando, per celebrare gli 80 anni di impegno nella tutela il Consorzio sceglie di dare valore alla caratteristica che, oltre al gusto e alla garanzia di qualità, rende unico il Parmigiano Reggiano: le virtù semplici delle persone che lo producono.
Questo è stato il fulcro della festa, anch’essa straordinariamente normale che hanno organizzato i dipendenti del Consorzio, nel grande prato antistante la sede, a Reggio Emilia. Una festa con un buffet, una grande torta di panna, meringa e fragole che sapeva di autentico, uno spettacolo per tutta la comunità con una divertentissima Banda Osiris, lo stretto necessario nei discorsi e poi loro: Giovanni Barabaschi e Francesco Fava, il più giovane e il più esperto (non il più anziano) dei casari che ogni mattina, all’alba, regalano al mondo questo ben di Dio.
A è stata consegnata una targa (e a chi pensa che le targhe siano superate, chiediamo di farsi un giro per i caselli del Parmigiano Reggiano e le case di campagna dove l’orgoglio di appartenenza e di saper fare bene le cose si esplica proprio in quelle pergamene appese al muro, più di mille parole) e gli è stato chiesto di lasciare le impronte delle loro mani su una tela che diventerà opera d’arte.
Robuste e grandi quelle del giovane casaro, lunghe e sottili quelle del più esperto. Dicono tanto ad osservarle: raccontano di quando Giovanni Barabaschi, nell’inverno del 1954, creò la sua prima forma, e della passione con cui ogni giorno Francesco Fava sceglie di dar vita ad uno degli alimenti più sani e controllati che l’Italia produce.
C’è storia, c’è sensibilità e c’è amore per il proprio lavoro nella testa e nel cuore dei casari del Parmigiano Reggiano. Ci si arriva così ai traguardi importanti!
Luigi Franchi