Parlare di tendenze, a mille metri d’altezza, e in mezzo alla natura, forse non è così immediato. Ma ha senso farlo anche qui.
“Siamo in un contesto in cui, a mio avviso, non c’è alternativa a questo modo di fare ristorazione. Se si ama il territorio bisogna rispettarlo. La nostra cucina, dettata dal calendario dell’orto, legata alle piccole produzioni locali, alle carne di pecora e di capra, parte dal rispetto. Il modo di accogliere è informale, la bottiglia la lasciamo sul tavolo così chi è seduto può servirsi quando gli pare, non abbiamo quell’impostazione francese nel servizio che per molti anni ha caratterizzato i ristoranti italiani e ancora oggi in tanti perdura. Le nostre scelte non sono dettate dalle mode ma dal nostro pensiero; e molte combaciano proprio con le preferenze delle persone, sempre più felici di trascorrere del tempo in un contesto leggero, privo di formalismi, in cui ci si sente a casa”.