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Le nuove frontiere dell’alimentazione

24/05/2023

Le nuove frontiere dell’alimentazione

La Società Italiana di Nefrologia e l’Istituto Superiore di Sanità hanno reso disponibili i dati di prevalenza della Malattia Renale Cronica su scala nazionale: 7,5% negli uomini e 6,5% nelle donne, con oltre 4 milioni di persone nel nostro paese che soffrono di questa patologia e sono sottoposte a regimi dietetici restrittivi dove la dieta fa parte della terapia volta a ridurre il più possibile il danno alla funzione renale residua e l’accumulo di sostanze che i reni malati non riescono ad eliminare. Questo comporta un attento controllo di tutti i nutrienti introdotti, tra questi le proteine, il sale e minerali. La dieta del nefropatico si avvale spesso di “alimenti a fini medici speciali”, prodotti aproteici di elevato costo, reperibili solo in farmacia.

Sono numeri e disponibilità “di mercato” all’opposto rispetto all’attenzione riservata ai celiaci che, secondo i dati del Ministero della Salute, rappresentano circa l’1% della popolazione, meno di 250.000 persone ad oggi diagnosticate, intorno ai 600.000 i non diagnosticati. A loro viene riservata un’ampia gamma di prodotti specifici senza glutine nei corner dedicati dalla GDO, con locali e artigiani che propongono menu e preparazioni ad hoc. Mentre ai celiaci è interdetto il glutine, i nefropatici, oltre alle proteine devono evitare o limitare gli apporti di sodio, potassio e fosforo. Quest’ultimo è particolarmente presente nel formaggio, specie se a lunga stagionatura, e contribuisce a innalzare il livello di fosfati che i reni non riescono ad eliminare, andando così ad “intossicare” l’organismo. Dunque, pur essendo alimento importante nella dieta mediterranea, il formaggio è escluso dall’alimentazione dei soggetti affetti da patologie renali. Fino ad oggi però, perché grazie all’intuizione del prof. Gianluigi Ardissino, “Nefrologo per bambini che lavora al Policlinico di Milano”, lo stesso Policlinico ha promosso la ricerca che ha portato alla produzione dei primi formaggi FriP (Free Phosphate)

L’idea di un prodotto caseario che non contenga fosfati assorbibili, nasce dalla neonatologia. Ai neonati nefropatici viene abitualmente somministrato latte addizionato di calcio carbonato, integratore alimentare insapore, inodore, incolore, che si lega al fosfato e non ne consente l’assorbimento da parte della mucosa intestinale. Nella lavorazione dei formaggi FriP il carbonato di calcio viene aggiunto al latte pochi istanti prima dell’inoculo del caglio. L’utilità di questo metodo innovativo è stata riconosciuta dalla comunità scientifica e da alcune associazioni di pazienti che hanno aderito con entusiasmo al progetto di far arrivare ai nefropatici questi formaggi che eguagliano per qualità e gusto i prodotti tipici locali corrispondenti. Il formaggio rimane comunque altamente proteico e questi pazienti devono assumere proteine in modo molto controllato, ma hanno sicuramente dei nefrologi di riferimento e auspicabilmente anche dietiste.
 

Il FriP è stato testato sui dializzati in uno studio del Policlinico di Milano che poi è stato pubblicato sul Journal of Nephrology, rivista scientifica internazionale di riferimento per ogni nefrologo. Questo lavoro sancisce l’efficacia del prodotto nella popolazione dei dializzati per aiutarli a ottenere un miglior controllo della fosforemia ed una migliore nutrizione e qualità di vita. È su queste basi che il Policlinico ha brevettato l’idea prevedendo uno studio che coinvolga anche la popolazione sana. Inoltre, con l’Università di Parma e con l’Istituto Sperimentale Lattiero Caseario di Lodi, che fa capo al Ministero dell’Agricoltura, ha promosso un’indagine sulla composizione minerale e sulle proprietà nutrizionali di questi formaggi.

Nel contempo ha coinvolto il Ministero della Salute per un giudizio di merito sul FriP con la volontà di creare un disciplinare che coordini l’attività dei caseifici che saranno autorizzati alla produzione di formaggi addizionati con carbonato di calcio e un’azione di controllo esercitata da un ente terzo che ne garantisca produzione e messa in commercio. Sottolineando che questi formaggi non vanno annoverati fra gli alimenti a fini medici speciali, anche perché questa classificazione obbligherebbe i caseifici alla richiesta di un’autorizzazione speciale molto onerosa sul piano economico, delle pratiche e dei successivi controlli. Non solo, a quel punto il FriP sarebbero assoggettato a una distribuzione al di fuori dei normali circuiti alimentari commerciali, in aree specificatamente destinate ai prodotti a fini medici speciali in farmacia o parafarmacia, con conseguente incremento dei prezzi alla vendita.

Il video della degustazione di una toma di mucca prodotta dal Caseificio di Occhieppo Sup. (Biella) da parte del Maestro Pasticcere Gino Fabbri e di Roberto Guermandi, titolare dell'Angolo della Freschezza (BO), eletto Miglior Formaggiaio d'Italia.

 

FriP_caseif. Occhieppo Sup. (Biella)FriP_caseif. Occhieppo Sup. (Biella)

Il FriP viene attualmente prodotto, in via sperimentale, dai seguenti caseifici

Caseificio Valle Elvo, Occhieppo Superiore (Biella) caseificio@cmve.it www.caseificiovalleelvo.it

Latteria Antigoriana di Crodo (Verbania), info@dicrodo.it www.latteriadicrodo.com

Bufala Dolcenera, Altamura (Bari), bufaladolcenera@gmail.com www.bufaladolcenera.it

Caseificio Sociale Naturalcaseario, Crema, csnaturalcaseario@gmail.com 

 

Carioni Bio, Trescore Cremasco (Crema), e Mercato Centrale, Stazione di Milano Centrale, Stand No. 31 commerciale@carionifood.com www.carionifood.com

a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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