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Le preoccupazioni degli italiani nei confronti dell’inquinamento

24/09/2011

Le preoccupazioni degli italiani nei confronti dell’inquinamento
Nei confronti dell’inquinamento gli italiani hanno una reazione ambigua. Secondo quanto emerge da un’indagine Nielsen, svolta lo scorso aprile in 51 Paesi d’Europa, America Latina Medio Oriente, Africa, Nord America, Asia e Oceania, emerge la grande preoccupazione rivolta dai nostri connazionali nei confronti dell’inquinamento dell’aria (86% la collocano al primo posto, rispetto al 73% dei tedeschi e al 66% degli inglesi e), l’inquinamento dell’acqua (86%, contro l’82% dei francesi , il 69% dei tedeschi e il 64% degli inglesi) e l’uso dei pesticidi (80%, percentuale molto più alta rispetto a inglesi, tedeschi e francesi). Si aggiungono poi la preoccupazione per il surriscaldamento del globo (77%) e per la mancanza d’acqua (77%).
Per quanto riguarda gli acquisti al supermercato, gli italiani sembrano sempre più “angosciati” per gli sprechi del packaging (79%), e convinti che le aziende debbano investire in prodotti che abbiano un ridotto impatto ambientale (88%), come possono essere i prodotti in packaging riciclabili, quelli ad alta efficienza energetica, a chilometri zero e biologici. Ovviamente, gli italiani esprimono apprezzamento per tutti quei prodotti non testati sugli animali, e quelli che recano la dicitura del “commercio equo e solidale”.
Ma sono scrupoli che durano sempre troppo poco. Solo il 23%, infatti, dichiara di acquistare prodotti ecosostenibili, a fronte di un 37% che gli ignora del tutto, e di un altro 37% che prende le sue decisioni in base al miglior rapporto qualità/prezzo. Inizi difficili, per la “green economy”?
E qui arriva la sorpresa: in Europa siamo primi! Lo “scarso” 23% di italiani che è passato alla “green economy”, è già un successo a fronte degli altri Paesi europei: in Inghilterra la percentuale è dell’8%, in Francia del 13%, in Germania del 14% e in Spagna del 17%. Il Belpaese si ritrova così, inaspettatamente, ai primi posti di quella che sarà l’economia del futuro, con percentuali che possono lievitare non appena i prezzi dei prodotti ecosostenibili scenderanno sotto la soglia psicologica.
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