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Le spie accese Da Celeste a Pellestrina

20/07/2022

Le spie accese Da Celeste a Pellestrina

Non c’è alcuna data nell’insegna, eppure la sensazione di essere in un luogo storico, che ha accolto molta gente, si dilata appena si prende posto al ristorante Da Celeste sull’isola di Pellestrina.
Un’insegna che si raggiunge in mezz'ora di traghetto da Chioggia e ogni anno, nei sette mesi di apertura - da marzo a ottobre - è meta per centinaia e centinaia di persone.
Seppur si sia lontani dai grandi centri, su una lingua di terra che separa la laguna dal mare, da qui si scorgono spie importanti che riguardano i cambiamenti nella ristorazione e nell’ambiente.

Le spie accese Da Celeste a Pellestrina

Ma prima... la storia del ristorante Da Celeste

Da Celeste è nato nel 1986, lo si scopre solo chiedendo a chi lavora lì perché non ci sono, oltre alle date, tavoli vintage in sala o foto d’epoca affisse sulle pareti. Sono la solidità dei gesti e delle persone a far pensare che qui la ristorazione è affar da tempo.

Quando Celeste, Rossano e Mirco Vianello hanno aperto si trattava di un’osteria, una mensa operaia che accoglieva chi lavorava nei grandi cantieri navali e nelle piccole imprese di produzione di Pellestrina.
Si faceva cucina di casa, non c’erano tendenze da inseguire, e nemmeno grandi conoscenze sulle preparazioni. Mirco, che ancora oggi lavora in cucina spalla a spalla con il figlio Luca, pensate, prima del 1986 faceva il metalmeccanico.

Le spie accese Da Celeste a Pellestrina

“Sì era proprio un posto casalingo. In questi anni c’è stato un grande impegno da parte di tutti per crescere e dare valore a questo luogo” ci racconta Andrea Vianello, l’altro figlio di Mirco, che da oltre quindici anni si occupa della sala.

“È stato un percorso graduale che ha interessato la cucina, il servizio e tutte le altre componenti del ristorante” - continua.
“La tradizione però è sempre stata il nostro punto di riferimento, per noi rispettarla significa resistere. In un mondo di innovazioni e innovatori cerchiamo di essere contemporanei senza varcare quella linea di confine, sempre più difficile anche da individuare, che ci farebbe smarrire molti elementi importanti che vanno invece salvaguardati, come la semplicità, l’importanza della materia prima fresca e di altissima qualità, la comprensibilità”.

Il problema dell’approvvigionamento
Da Celeste si va per mangiare il pesce, soprattutto di laguna. Lo reperiscono da pescatori di fiducia, anche se l’approvvigionamento è sempre più complesso e faticoso.
“È cambiato molto in questi anni. C’è sempre meno pesce e ci sono sempre meno pescatori. Uscire con la barca per andare a pesca è un lavoro difficile, con orari e ritmi insidiosi, che non dà garanzie. Oggigiorno esistono impieghi molto più redditizi e semplici - per non dire altro - che le ultime generazioni di sicuro fanno fatica a prendere in considerazione una vita così. Tanti hanno capito che ci sono strade più facili. È un problema anche di comunicazione e di formazione che sta minando seriamente la continuità di certi equilibri” commenta.
Le spie accese Da Celeste a Pellestrina
Da un lato un mestiere a rischio, dall’altro un locale che non può vivere senza e che deve fare i conti con una grande richiesta.
“In estate i nostri tempi di prenotazione per il weekend sono di circa tre settimane/un mese. Anche nell’infrasettimanale bisogna prenotare con anticipo. La clientela è cambiata, naturalmente, ci sono anche diversi stranieri che vengono apposta, ma la maggior parte sono veneti. Vedere clienti che ritornano frequentemente o anche a distanza di anni è una grande soddisfazione. Vogliamo garantire loro di trovare sempre lo stesso piacere, la stessa qualità nel pesce”.

Le persone cercano ambienti felici

Quando era piccolo Andrea al mattino serviva cappuccini e bussolà (tipico pane di Burano, ndr). Da Celeste era un luogo di sosta, oltre che un'osteria; oggi, anche se il pubblico si è un po’ allargato non hanno cambiato linguaggio.
“Prima ho detto che la semplicità è un valore, lo sono anche la cortesia e l’umanità. Oggi in un ristorante conta sicuramente il mangiar bene, ma valgono tantissimo anche l’accoglienza e il modo di porsi. Abbiamo tanti ragazzi giovani che affiancano collaboratori storici e sono tutti sulla stessa lunghezza d’onda, la nostra, è proprio bello. Le persone che ci raggiungono danno l’impressione di cercare proprio questo: un ambiente felice, silenzioso, in cui ammirare il panorama godendosi un piatto essenziale, come il pesce al forno con le patate, o il pasticcio di pesce, o la granceola”.

Lo spaghetto con la Granceola Lo spaghetto con la Granceola
E a proposito di altri nodi cruciali del ristorante, l’importanza di avere oggi una carta dei vini coerente e ben congegnata viene confermata anche dalle parole di Andrea.
É lontano il tempo del vino alla spina, è cambiato tutto. La carta dei vini se curata può attirare molte persone, non è accessoria. Molti vengono qui per bere bene, oltre che mangiar bene, apprezzano la ricerca e la personalità della carta. Nei mesi di chiusura andiamo alla ricerca di piccoli produttori, gli artigiani del vino. Scegliamo guardando l’etica di produzione e cerchiamo di accompagnare il cliente nella scelta”.
Le spie accese Da Celeste a Pellestrina

Il volto della laguna sta cambiando
Un’altra spia si accende quando parliamo con loro di laguna.
Da Celeste è un osservatorio speciale; non si affaccia sull’Adriatico ma proprio verso l’ambiente lagunare, una distesa d’acqua che si sta assottigliando sempre di più. I Vianello, che qui a Pellestrina ci vivono tutto l’anno, denunciano un cambiamento preoccupante.

“La laguna soffre. Soffre per il cambiamento climatico, per l’inquinamento, per l’innalzamento delle temperature. Stanno cambiando le abitudini, la fauna, alcuni prodotti ittici si stanno estinguendo. E dobbiamo ragionare, ma soprattutto agire pensando che non stiamo subendo questo cambiamento, è l’uomo ad innescarlo”.

Porzione di Laguna Veneta vista dallPorzione di Laguna Veneta vista dall'alto
Da Celeste a Pellestrina
Vianelli, 625B, 30126 Venezia VE
041 967355
a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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