Il simbolo della gastronomia napoletana diventa anche quello della lotta per la legalità: grazie al lavoro dei pizzaioli Enzo Coccia, Antonio Starita e Gino Sorbillo, è nata “Libera, la pizza della legalità”, a base di ricotta di bufala, ciccioli, pecorino e basilico.
Ma l’ingrediente fondamentale rimane la mozzarella di bufala, contrassegnata dal marchio “Libera terra”, che contraddistingue tutti i prodotti biologici delle cooperative aderenti a Libera, e realizzata nelle terre confiscate al clan dei Casalesi, gestite dalla cooperativa “Le terre di don Peppe Diana”.
La pizza della libertà verrà preparata solo nelle pizzerie dei tre chef, rispettivamente “La Notizia” di via Michelangelo Caravaggio, la “Pizzeria Sorbillo” in via Tribunali, e “Starita” in via Materdei. Per ogni "pizza della legalità" ordinata, un euro sarà destinato all’associazione creata da don Ciotti.
“L'idea di tenere a battesimo la pizza della legalità, è nata dal desiderio di affiancarsi a don Ciotti, a don Tonino Palmese e dare voce ai ragazzi che ogni giorno, superando mille difficoltà, lavorano per dire il loro ‘No alla mafia": sono queste le parole di Stefano Massa, patron delle “Giornate gastronomiche sorrentine”, evento che ha visto la prima apparizione della nuova pizza, sotto l’egida di don Tonino Palmese, presidente di “Libera terra Campania”.