L’innovazione è il futuro scelto dall’industria alimentare, lo evidenzia l‘analisi congiunturale effettuata da Format Research per Federalimentare, relativa al quarto trimestre del 2011 e condotta su un campione di 1.000 imprese del settore distribuite nell’intero territorio nazionale.
Già, dal 2005 ad oggi, l’industria alimentare italiana ha immesso sul mercato oltre 4.000 prodotti nuovi o
“riformulati” (ovvero migliorati da un punto di vista nutrizionale), riducendo o eliminando, per esempio, acidi grassi trans, zuccheri, colesterolo, grassi saturi, sale e altri ingredienti il cui consumo eccessivo non è in
linea con una corretta dieta alimentare.
Gli obiettivi dell’innovazione, per il 49,2% delle imprese, si devono indirizzare verso l’offerta di alimenti sempre più equilibrati sul piano nutrizionale e verso la promozione di stili di vita salutari. Si tratta di obiettivi a breve termine, fissati nel biennio 2012-2013, per rispondere alle attese dei consumatori.
L’indagine mette inoltre in risalto il livello di fiducia dell’industria alimentare, convinti di come i prodotti alimentari siano corrispondenti a quell’immagine del made in Italy che ci viene invidiata da più parti nel mondo. Sull’andamento relativo ai ricavi, all’occupazione e alla capacità di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, l’andamento congiunturale del settore alla fine del 2011 si caratterizza per un dato che, per quanto spesso preceduto dal segno negativo, si rivela comunque migliore rispetto a quello fatto registrare dal resto delle imprese.
In particolare, il dato relativo al credito vede il 60,3% delle imprese in condizione di ricevere un parere favorevole alle proprie richieste per un ammontare pari o superiore all’importo domandato, il 12% l’ha vista accolta per un ammontare inferiore e solo il 13,7% l’ha vista respinta.
Di contro si assiste comunque ad un assottigliarsi dei margini operativi per effetto della tenaglia tra aumento dei prezzi dei fornitori (il 63% li ha visti crescere nel quarto trimestre 2011 e il 27,8 se li aspetta in ulteriore rialzo) e l’allungamento dei tempi di pagamento a valle (il 57,6% ha visto aumentare tali ritardi da parte dei propri clienti, situazione che rimarrà invariata per il 75,2% delle imprese).
In questo scenario arriva in soccorso il dato straordinario dell’export che vede una crescita pari all’11%, con tempi di pagamento e regole certe. Le stesse che da tempo l’Unione Europea sta chiedendo proprio all’Italia.