La signora Amarelli ci racconta, con grande orgoglio, che: “all’interno della fabbrica sono mantenute ancora le vecchie conche del settecento, grossi recipienti dove bolle la liquirizia, vigilate, dal mastro liquiriziaio, che deve sorvegliare dall’alto della sua esperienza, dettata dagli anni e dai segreti tramandati, la fase della concentrazione a cielo aperto della bollitura del succo. Una fase, questa, soggetta a continue variazioni atmosferiche, che cambiano i tempi di concentrazione. Il compito del mastro liquiriziaio è quello di individuare il momento giusto, in cui estrarre dal fondo della conca la pala che gira, quando, evaporata l’acqua, la pasta raggiunge una consistenza ottimale, solida, di colore nero lucido, ma soprattutto malleabile per essere lavorata e trasformata in modo artigianale nelle varie forme di liquirizia”. Pina Amarelli conclude dicendo: “Non c’è macchina che tenga allo sguardo vigile di un uomo esperto”.
Una passione, quella della famiglia Amarelli, che ha voluto raccontare con il
Museo della liquirizia Giorgio Amarelli, aprendo le porte del palazzo quattrocentesco a tutti. Un museo, unico al mondo nel suo genere, che mostra la storia della famiglia con documenti, libri, registri, atti di vendita, vestiti, utensili e con le famose e raffinate scatoline di metallo, con immagini liberty tratte dagli archivi di casa, divenute oggetti da collezione per gli appassionati. Gli attrezzi agricoli, invece, raccontano le fasi della coltivazione e della lavorazione manuale della liquirizia.
Per la gioia di bimbi e adulti, troviamo, dopo un’interessante visita guidata al museo da hostess preparate, una vasta scelta di liquirizie: gommose, a bastoncini di legno grezzo, a forma di sassolini che ci ricordano le spiagge del litoraneo ionico, aromatizzate all’anice e alla menta. Mentre liquore, pasta, biscotti, birra, grappa e sale alla liquirizia, sono testimonianza di prodotti innovativi con cui si è voluto diversificare un prodotto con radici ancorate e salde al proprio territorio scaldato dal sole tutto l’anno, bagnato dalle onde di un mare azzurro e inebriato dall’odore di agrumi, di ulivi e della stessa liquirizia.
Brigida Rago
Le immagini sono tratte dal libro Mhirra, il dono del Sud di Grauseditore