Stiamo svoltando verso la trasparenza, indice di modernità. Spariranno tutti quei personaggi tipici della commedia all’italiana che stazionano agli atri dei ministeri o delle sedi parlamentari, identificabili dalle borse di similpelle sformate dal tempo? Spariranno regalie e mazzette passate in mezzo alle mazzette dei giornali, in un rapido gesto che richiede anni di professionismo?
Ci auguriamo di sì, grazie alla decisione di Mario Catania, ministro delle Politiche Agricole, di portare alla luce del sole le pratiche lobbystiche, istituzionalizzandole per decreto.
Una pratica, quella delle lobby, che esiste da sempre negli stati moderni ma che in Italia ha preso i contorni del sottobosco. Con il decreto vengono imposte nuove regole, trasparenti, che impongono l’iscrizione ad un elenco, ma soprattutto l’obbligo da parte del legislatore di ascoltare le lobby nella definizione di una legge.
Presso il Ministero delle Politiche Agricole verrà istituita una Unità per la Trasparenza , composta da cinque persone che cureranno le procedure di consultazione dei lobbisti dell’agroalimentare nella definizione dei decreti e dei regolamenti.
L’Italia si allinea al percorso avviato nel 2008 dall’UE che, in pochissimo tempo, ha portato all’iscrizione e quindi alla luce del sole migliaia di lobbysti.
“Il decreto ministeriale presentato oggi da Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per regolamentare la partecipazione dei gruppi di interessi ai processi decisionali del Ministero è certamente innovativo e utile – ha detto Patrizia Rutigliano, presidente Ferpi. - La proposta del Ministro garantisce maggiore accesso, trasparenza del processo di formazione delle norme, avvicinandoci così alla normativa europea. Come Federazione dei professionisti delle Relazioni pubbliche (e quindi anche di coloro che si occupano di rapporti con le istituzioni) siamo disponibili a confrontarci con governo e parlamento per condividere la nostra proposta di regolamentazione del settore per contribuire così alla trasparenza del processo decisionale, nel rispetto delle istituzioni, dell’opinione pubblica e dei nostri colleghi".
Luigi Franchi