La storia di Nino avrebbe potuto essere così già scritta, in quel ristorante già avviato che negli anni a seguire riscosse gli impareggiabili benefici del boom economico. Ma, evidentemente, il libro che doveva scrivere era un altro.
“Aprii un’attività con Antonietta, di cui mi ero innamorato, e mi iscrissi al corso di sommelier a Treviso. Fu un passaggio fondamentale: l’apprendimento e la formazione, lo sostengo sempre, ti aprono molte strade. Capii che il mondo del vino non era fatto di bianchi e rossi, ma che c’erano altre interessantissime sfumature. Sembra scontato, oggi che tutti sono enofili ed enologi, ma all’epoca le conoscenze erano limitate. Iniziai a frequentare appassionati, colleghi, introdussi nel nostro locale bottiglie e cicchetti. Sì, bottiglie, non più vini sfusi: bottiglie scelte a nostro gusto cercando tra cantine ed enoteche. Una vera rivoluzione”.