“La cucina è un mondo intellettuale”: esordiva con queste parole, quasi un anno fa,
Luigi Caricato nel presentare la prima edizione di
Olio Officina Food Festival. Al suo fianco, a ragionare su come la necessità di creare nuovi linguaggi espressivi possa alimentare la tradizione, il senso e le identità della cultura di un popolo, c’erano lo scrittore Nicola dal Falco e il maestro Gualtiero Marchesi. Oggi, alle soglie della seconda edizione di questo grande movimento culturale – più che una kermesse gastronomica- ascoltare alla conferenza stampa pre-evento le parole del giornalista e oleologo Luigi Caricato non è solo – e sempre – un piacere, ma la preziosa occasione per registrare un passaggio, uno spostamento di paradigma in corso nel modo di percepire, in generale, ciò che portiamo alla bocca e, in particolare, l’olio da olive. Olio da olive che
la manifestazione, in programma dal 24 al 26 gennaio a Milano presso le sale del meraviglioso Palazzo delle Stelline, non viviseziona, non plasma e non plagia, ma che elegge a alimento funzionale e a chiave di lettura di uno spartito che parte dalla cucina, o meglio, dagli scaffali di un supermercato, per toccare la chimica, l’economica, la storia, l’antropologia, la letteratura, la sociologia, la medicina preventiva, l’olistica, la geografia oltre confine (
l’India è il Paese ospite, ma ci saranno olii provenienti da ogni parte del mondo), la pediatria, le arti, l’estetica, la tecnologia, l’agricoltura, la psicologia…
Una ricca mappa di percorsi formativi, ludici, gustativi ed esperienziali, dedicati al tecnico ma soprattutto alla gente, quella che va a fare la spesa, che deve inventarsi cosa cucinare ogni giorno per la famiglia, che sente lo stimolo di aprire la mente a contenuti culturali che possono creare le premesse all’acquisto consapevole, del grande o del piccolo marchio poco conta, perché conta il
“fatto bene al prezzo equo”: questo è il programma della seconda edizione dell’Olio Officina Food Festival, impossibile da sintetizzare in queste pagine ma che vi invitiamo a consultate sul sito web, per costruirvi, da gourmet, da consumatori, da professionisti che siate, il vostro viaggio. Nell’arte che si mangia, che si osserva, che si ascolta, che si legge e che si tocca.
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Noi vi diamo solo qualche piccola indicazione: sono ben sei le sale dedicate al festival, giratele tutte e fermatevi ad ascoltare, ad assaggiare e soprattutto a far domande.
L’ONAOO, l’organizzazione di assaggiatori di olio di oliva di Imperia, festeggia proprio qui i 30 anni di attività, nata ancor prima che l’Unione Europea costituisse il panel test, attraverso sedute di assaggio guidate, per passare dal gesto del consumare all’idea del degustare un olio, concetto che dovrebbe valere, che ci piaccia o no, anche per la vita.
Forma Naturae presenta i tour del gusto, uno o due giorni fuori porta per portare il consumatore alla fonte, all’origine del prodotto che arriva sulla tavola: secondo un’indagine dell’Università IULM, il 70% degli intervistati non sa da dove proviene un prodotto agroalimentare; da marzo sarà possibile prenotarsi per queste gite formative ma golose che condurranno i partecipanti in tutta Italia a toccare con mano la terra e le procedure tramite le quali nasce un prodotto (da ottobre si potrà partecipare all’olivagione); lo scopo ultimo è quello di rappresentarsi, ognuno con la propria autonomia di pensiero, dei costrutti a cui richiamarsi in fase di acquisto, per poter parlare di acquisto consapevole.
L’ultimo suggerimento è un richiamo al tema di questa seconda edizione, ovvero
“il lato femminile dell’olio e del cibo”: la ri-considerazione della donna, quale ispirazione e chiave di volta nella ricerca della garanzia nella qualità delle produzioni e nella modalità di comunicarla, espressa attraverso l’intervento dell’
associazione nazionale Donne dell’Olio, della narratrice
Laura Bosio, di cuoche come
Viviana Varese e la
sorella Antonella,
Antonella Ricci,
Virginia Rossi e Sandra Zini, e della filosofa del linguaggio
Rosalia Cavalieri.
Chiude il cerchio, o è meglio dire, apre la spirale, lui, il
maestro Gualtiero Marchesi, che racconterà il ruolo culturale della ricetta, proponendo spunti interpretativi sul bello e il buono, la tecnica, la forma e la materia, e, last but not least, l’eleganza, che non è ostentazione o lusso, ma anima che scorre. Liscia come l’olio.
Alessandra Locatelli