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L’olio vegetale esausto non si ferma, si rigenera

08/10/2024

L’olio vegetale esausto non si ferma, si rigenera

Il valore di un’azienda oggi si misura anche nell’impegno per la promozione di buone pratiche, come quelle riguardanti l’ambiente e il riciclo. La voce autorevole di un brand diventa infatti strategica per divulgare informazioni che arrivano dritte ai consumatori e utilizzatori finali.

Olitalia è una realtà in prima linea su questo fronte. Con il progetto "Esausto ma pieno di vita!” l’azienda specializzata nella produzione di oli e aceti, leader nel canale food service, aggiunge un nuovo tassello al suo piano di sostenibilità intraprendendo un percorso di sensibilizzazione per il corretto smaltimento degli oli vegetali esausti. Ci spiega il team Olitalia:

 

“Raccogliere correttamente lolio esausto per destinarlo al riciclo consente non solo di ridurre linquinamento, ma anche di trasformare un rifiuto in una nuova risorsa, come biodiesel, sapone, asfalto e biogas. La sostenibilità è un valore fondamentale per noi di Olitalia ed è per questo che da diversi anni, abbiamo intrapreso un percorso fatto di azioni concrete che si inserisce in un piano più ampio di attività raccolte nel nostro Report di Sostenibilità”.

L’iniziativa rientra nel piano di attivazione di buone pratiche per il settore Ho.Re.Ca. promosse dal progetto Amicambiente che, grazie alla collaborazione con APCI, contribuisce a moltiplicarne gli impatti positivi.

 

 

Cosa si intende per olio esausto
Innanzitutto chiariamo cosa si intende con il termine olio esausto. Rientrano nella categoria degli oli esausti tutti i grassi alimentari che si utilizzano in cucina per friggere o soffriggere e cioè l’olio extravergine di oliva o di semi, ma non solo. Sono da considerare esausti anche:

lolio di conservazione dei cibi in scatola (tonno, sardine, condimenti vari);
i grassi animali (burro, strutto, lardo);
gli oli alimentari scaduti o deteriorati

 

Perché differenziare l’olio esausto

Separando l’olio esausto dal resto dei rifiuti organici si evitano gravi danni a terreni, falde acquifere, mare e corsi dacqua. In sostanza, non disperdendolo, si evita che l’olio formi una pellicola invisibile, ma estremamente resistente, che mette in pericolo la vita della flora e della fauna marina e terrestre. 

Ma non è tutto: oltre al danno ambientale, la raccolta differenziata scongiura la beffa economica!

L’olio esausto versato nella rete fognaria infatti danneggia le condutture e i depuratori gravando sui costi di gestione degli impianti, costretti a dotarsi di sistemi per separare la parte oleosa da quella acquosa.

L’olio vegetale esausto non si ferma, si rigenera

I benefici economici della differenziazione

Gestendo correttamente gli oli si ottengono diversi benefici economici: si hanno minori costi di manutenzione, si evitano sanzioni pecuniarie e si riduce l’importazione di petrolio. Se tutto l’olio esausto  prodotto nelle cucine italiane venisse rigenerato, si potrebbe importare una minore quantità di petrolio e risparmiare 75 mln di euro/anno.

Se è vero che l’olio esausto è altamente inquinante, è altrettanto vero che, se opportunamente raccolto e trattato, può diventare anche una risorsa molto preziosa.

Arrivato alla fine del suo ciclo di vita in cucina, l'olio esausto, se riciclato correttamente, torna come una nuova risorsa utile sul mercato. Dopo averlo usato e separato dal resto dei rifiuti, viene raccolto per ricavarne vernici, inchiostri, saponi, candele ma soprattutto biodiesel. Il biocarburante così ottenuto alimenta un percorso circolare di sostenibilità, gusto e continua rigenerazione.

Il biodisel: l’approfondimento
Ma cos’è nello specifico Il biodiesel, di cui oggi si inizia diffusamente a parlare? 

Il biodisel è un biocarburante rinnovabile che riduce di circa il 40% le emissioni di CO2 rispetto al gasolio fossile. Ne esistono di diversi tipi. Quello ottenuto da scarti organici come grassi e oli vegetali esausti è il più ecologico di tutti. Infatti, diversamente da altre tipologie di biocarburante, non deriva da coltivazioni ad hoc (soia, palma, cereali o colza) e quindi non entra in competizione con l'agricoltura alimentare. Questo biocarburante è detto di seconda generazione.

 

In conclusione con questa campagna Olitalia vuole veicolare ai professionisti, e non solo, un messaggio chiaro: l’olio vegetale esausto è protagonista di un circolo virtuoso! Raccogliere l’olio esausto è un gesto sostenibile che protegge l’ambiente!

Fai la tua parte anche tu. Per un futuro buono, davvero.

#esaustomapienodivita

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