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Magis un progetto di viticoltura sostenibile

20/04/2011

Magis un progetto di viticoltura sostenibile
Un nome che sa di poesia si aggira tra le vigne italiane. Lo si trova in diversi quadranti, tra i 50.000 da 2.500 metri ciascuno, con cui Image Line, una dinamica azienda di Faenza specializzata in soluzioni informatiche per l’agricoltura, ha suddiviso l’Italia. Questi quadranti in cui si sta crescendo Magis (il nome poetico che significa “di più”) appartengono a 73 aziende vitivinicole che hanno sottoscritto il protocollo progettuale messo a punto da Bayer Cropscience, con il sostegno e la collaborazione dell’Università di Milano, delle facoltà di Agraria di Torino e Firenze, dell’Ispa - CNR di Bari, di Assoenologi e Unione Italiana Vini.
L’obiettivo del progetto è il miglioramento generale delle produzioni in fatto di salubrità e sostenibilità ambientale, senza però intaccare in alcun modo la straordinaria diversità dei nostri vini. Temi di grande attualità, che incontrano l’approvazione dei consumatori di tutto il mondo, come testimonia Giacomo Ansaldi, enologo della siciliana Fazio Wines: “A Vinitaly, quando abbiamo raccontato ai buyer inglesi dell’adesione a questo progetto e le sue caratteristiche, si sono dimostrati entusiasti. La nostra azienda ha sottoscritto il protocollo semplicemente per trovare una conferma a pratiche di sostenibilità verso cui eravamo già orientati, con il fotovoltaico, piuttosto che con attente pratiche di inerbimento”.
Magis un progetto di viticoltura sostenibile
Ma quali sono i risultati attesi e i benefici di questo progetto, da parte delle aziende? Ne abbiamo interpellate tre: Fazio Wines, Arcipelago Muratori e Zenato.
La condivisione di un percorso comune è il primo dato che emerge: “Potersi confrontare all’interno di un network di oltre 70 aziende, avere a disposizione un sito e gli strumenti informatici con cui condividere esperienze, sperimentazioni e risultati arricchisce in maniera globale le nostre attività” afferma Francesco Iacono, enologo e stratega di Arcipelago Muratori: quattro aziende collocate in altrettante parti d’Italia che producono una sola tipologia di vino in ogni territorio.
“Il progetto Magis è stato ufficialmente applicato nei cinque ettari e mezzo di Cabernet Sauvignon di Rubbia al Colle a Suvereto, in Toscana. – racconta Iacono – Ma per noi aderire a Magis è stato solo la naturale prosecuzione di un positivo rapporto decennale con Bayer Cropscience. Quello che ci interessava è stato poter verificare se il nostro abituale approccio fosse compatibile sul piano ambientale e i primi risultati del progetto ne sono una conferma. Al punto che lo stiamo estendendo al Fiano della nostra azienda campana Oppida Minea, allo Chardonnay franciacortino di Villa Crespia e al Biancolella di Giardini Arimei a Ischia. In totale sono 13 gli ettari interessati”.
Mentre sono due, su 15, quelli che Zenato, nel cuore del Lugana, ha destinato a Magis, come spiega Alberto Zenato: “Abbiamo aderito quest’anno, mettendo due ettari di Trebbiano di Lugana nella nostra azienda Santa Cristina a disposizione del protocollo Magis. I primi riscontri, confrontati con un vigneto a fianco, con le stesse caratteristiche e identico microclima, segnalano un abbattimento dei residui pari al 50%. Residui che già erano al di sotto dei limiti massimi consentiti. Il risultato ci spinge a proseguire nel progetto, sullo stesso appezzamento, con la probabile estensione dopo aver verificato i risultati anche nel secondo anno. Il beneficio immediato lo riscontriamo nella maggior tutela ed ecostenibilità dell’ambiente”.
A questi aspetti si aggiunge un non trascurabile risparmio economico rilevato in ogni conversazione.
“Il conto economico, in termini di investimenti nella difesa del vigneto, ne ha beneficiato. È risultata tangibile una qualità di sistema: minori trattamenti, minor incidenza di impatto di mezzi meccanici. – racconta Giacomo Ansaldi, che ha destinato al progetto Magis quattro ettari di vigneto Shyra, di proprietà  della Fazio Wines in terra siciliana – E' stato messo ordine nel sistema e l’intenzione è quella di applicare il protocollo, nei prossimi anni, a tutta la produzione viticola aziendale”.
Il vino, ricavato dai vigneti aderenti a Magis, non cambia in maniera sostanziale dal punto di vista organolettico, lo ha ribadito il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli. Ma sapere che è fatto nel rispetto dell’ambiente gli conferisce comunque una bontà maggiore.

Luigi Franchi

Per saperne di più: http://www.magis.me/
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