Ma quali sono i risultati attesi e i benefici di questo progetto, da parte delle aziende? Ne abbiamo interpellate tre: Fazio Wines, Arcipelago Muratori e Zenato.
La condivisione di un percorso comune è il primo dato che emerge: “Potersi confrontare all’interno di un network di oltre 70 aziende, avere a disposizione un sito e gli strumenti informatici con cui condividere esperienze, sperimentazioni e risultati arricchisce in maniera globale le nostre attività” afferma
Francesco Iacono, enologo e stratega di Arcipelago Muratori: quattro aziende collocate in altrettante parti d’Italia che producono una sola tipologia di vino in ogni territorio.
“Il progetto Magis è stato ufficialmente applicato nei cinque ettari e mezzo di Cabernet Sauvignon di Rubbia al Colle a Suvereto, in Toscana. – racconta Iacono – Ma per noi aderire a Magis è stato solo la naturale prosecuzione di un positivo rapporto decennale con Bayer Cropscience. Quello che ci interessava è stato poter verificare se il nostro abituale approccio fosse compatibile sul piano ambientale e i primi risultati del progetto ne sono una conferma. Al punto che lo stiamo estendendo al Fiano della nostra azienda campana Oppida Minea, allo Chardonnay franciacortino di Villa Crespia e al Biancolella di Giardini Arimei a Ischia. In totale sono 13 gli ettari interessati”.
Mentre sono due, su 15, quelli che Zenato, nel cuore del Lugana, ha destinato a Magis, come spiega
Alberto Zenato: “Abbiamo aderito quest’anno, mettendo due ettari di Trebbiano di Lugana nella nostra azienda Santa Cristina a disposizione del protocollo Magis. I primi riscontri, confrontati con un vigneto a fianco, con le stesse caratteristiche e identico microclima, segnalano un abbattimento dei residui pari al 50%. Residui che già erano al di sotto dei limiti massimi consentiti. Il risultato ci spinge a proseguire nel progetto, sullo stesso appezzamento, con la probabile estensione dopo aver verificato i risultati anche nel secondo anno. Il beneficio immediato lo riscontriamo nella maggior tutela ed ecostenibilità dell’ambiente”.
A questi aspetti si aggiunge un non trascurabile risparmio economico rilevato in ogni conversazione.
“Il conto economico, in termini di investimenti nella difesa del vigneto, ne ha beneficiato. È risultata tangibile una qualità di sistema: minori trattamenti, minor incidenza di impatto di mezzi meccanici. – racconta
Giacomo Ansaldi, che ha destinato al progetto Magis quattro ettari di vigneto Shyra, di proprietà della Fazio Wines in terra siciliana – E' stato messo ordine nel sistema e l’intenzione è quella di applicare il protocollo, nei prossimi anni, a tutta la produzione viticola aziendale”.
Il vino, ricavato dai vigneti aderenti a Magis, non cambia in maniera sostanziale dal punto di vista organolettico, lo ha ribadito il direttore di Assoenologi,
Giuseppe Martelli. Ma sapere che è fatto nel rispetto dell’ambiente gli conferisce comunque una bontà maggiore.
Luigi Franchi
Per saperne di più:
http://www.magis.me/