Mettere in sinergia l’arte, la bellezza, la cultura e la scienza, con il cibo e l’accoglienza, è un’impresa che vale molto. Ma è anche una sorta di flusso spontaneo da cui consegue un linguaggio armonico, speciale, coinvolgente, che però richiede un’elevata comprensibilità.
È inevitabile, tirate fuori queste parole, che tornino alla mente i pensieri del Maestro Gualtiero Marchesi. Ne La mia via, la tesi presentata in occasione della Laurea Honoris causa in Scienze Gastronomiche, conseguita nel 2012 all’Università di Parma, scriveva:
“Nella cucina e nella gastronomia la bellezza dev’essere buona e l’interpretazione non deve distruggere, ma valorizzare la materia. Mai come oggi bisogna ridare alle cose il gusto che hanno pur accogliendo la cucina e la gastronomia nelle quali vige la pratica dell’artefare il naturale non tanto nel senso di produrre ciò che non vi è in natura, ma in quello di “fare arte”. La cucina e la gastronomia cosa sono se non arte, nel senso più ampio, profondo e vero del termine? Arte è sinonimo di bellezza”.
Dopo aver parlato con alcuni ristoratori impegnati in in questo particolarissimo intreccio tra arte, cultura e cucina mi rendo conto che i loro progetti denotano le stesse analogie raccontate da Marchesi: la ricerca di semplicità, il valore della bellezza, la fruibilità dell’arte e della cucina. Li vediamo insieme.