Insieme hanno vissuto passo dopo passo la crescita dei locali, il raggiungimento delle due stelle Michelin e gli altri ottimi punteggi nelle guide. Mariella, mollati gli studi, si è dedicata completamente alla sala in anni, come lei stessa ricorda, “difficili per coltivare una brigata, nessuna preparazione professionale e molti mercenari, per cui la presenza e la formazione erano fondamentali per la costanza dei risultati, Moreno comincia i suoi corsi di cucina, io quelli da sommelier, ritmi sostenuti, non stavamo mai a casa se non per dormire. I primi anni ricordo che spesso sognavo i servizi, qualcosa che non andava, una grande corsa!”
La formazione di Mariella ha avuto un insegnante inusuale: la curiosità divorante.
“Andavamo ad osservare gli altri: i grandi maestri degli anni ’90. Il nostro primo grande ristorante è stato il Symposium Quattro Stagioni, ricordo ancora un taglio di porcino perfetto grande 20 centimetri, tovaglie matelassè, Lucio Pompili che seguiva amabilmente i clienti, da lì in avanti la visita a tutti i grandi degli anni 90, Marchesi, Santin, Santini, Iaccarino, Pierangelini, Vissani, tutti ristoranti con una famiglia dietro, poi i grandi francesi, Blanc, Lameloise, Troisgros, proprio nel ‘95 mentre eravamo in Francia arriva la prima stella, un’emozione fortissima”.
Da allora ad oggi alle emozioni ci avrai fatto l’abitudine, oppure no?
“Non c’è abitudine in questo lavoro. Ed è quello il bello di questo mestiere. Io ho imparato tanto osservando i maestri che ho citato, il loro modello di servizio, la cura con cui formavano il loro personale. Storie che hanno un grande valore sociale e che dovrebbero essere oggetto di studio nelle scuole del nostro settore. Perché è anche da lì che si capisce che in questo mestiere non devi, non puoi monetizzare la fatica, altrimenti nessuno ce la può fare. Da loro ho capito che ogni ristorante è una casa e per questo deve essere autentica, deve accogliere con naturalezza”.
Per dare autenticità c’è però bisogno di essere motivati. E in questo periodo, guardando in generale, una delle difficoltà maggiori, relative al servizio di sala, è proprio questa. Quali possono essere le chiavi di lettura per stimolare questa motivazione?
“Innanzitutto bisogna essere consapevoli che la sala non sarà mai un sistema meccanico replicabile. Avrà sempre, e per fortuna, un carattere creato dalle persone, dalla geografia, dal cibo. Il livello di motivazione da cosa è determinato? Credo che un luogo di lavoro sano, ben organizzato, che ti dà modo di crescere rappresenti uno degli aspetti fondamentali. A seguire, per quanto importante sia la motivazione economica, bisogna essere consapevoli (magari facendo prima, durante e dopo, anche altre esperienze) che questo è uno dei mestieri più belli che ci sono, perché lo impari ogni giorno, senza fine, senza scorciatoie”.