Cerca

Premi INVIO per cercare o ESC per uscire

Marinella Camerani si racconta dalla Valpolicella Orientale

21/11/2021

Marinella Camerani si racconta dalla Valpolicella Orientale

Giungere a pensare, come ha fatto Marinella Camerani, produttrice di vini della Valle di Mezzane nella Valpolicella orientale, che la tua terra, quella che hai conquistato nel tempo pezzo dopo pezzo, ti sia stata affidata e sentire di volerla restituire, quando sarà il momento, migliorata, più completa, con una sua anima, significa sapere connettersi con un senso della vita più grande.

E che sia chiaro che tra il considerare qualcosa di proprietà o in custodia c’è una bella differenza. Basti pensare a tutte le volte che ci hanno chiesto di badare a una creatura. Quanta attenzione in più, quanta cura, quanto rispetto per quell’esserino di cui abbiamo avvertito tutta la responsabilità!
Ad attrarre Marinella Camerani inizialmente è il luogo, quella proprietà di famiglia a Mezzane di Sotto in località Foi, dove dice di aver respirato per la prima volta il vento della libertà. Qui si trasferisce a 25 anni per fuggire da un lavoro d’ufficio che non fa per lei e decide di ridare vitalità a quei terreni - con 4 ettari vitati - abbandonati a sé stessi. “Mi sono dedicata alle vigne – racconta Marinella Camerani - perché questo ho trovato, se avessi trovato mele sarei diventata una produttrice di mele!”.

Vigne e distese collinari, il luogo di Marinella CameraniVigne e distese collinari, il luogo di Marinella Camerani

Una giovane donna a capo di un’azienda agricola, che prende decisioni in assoluta autonomia, a maggior ragione senza essere ferrata in materia, rappresenta certamente un atto rivoluzionario nella piccola Mezzane di sotto a metà anni ’80!
Non passa una decina d’anni che quel coraggio e l’intelligenza di indagare, studiare, sperimentare iniziano a venire premiati, con l’arrivo dei primi riconoscimenti. Questi però non bastano a placare un’insoddisfazione crescente verso la moderna gestione della campagna e soprattutto della cantina, supportata da tecniche sempre più invasive.

C’è un incontro che segna una svolta nella vita professionale ma anche personale di Marinella Camerani.
Chiediamo a lei di parlarcene
.
“È il 2002 quando decido di partecipare alla prima conferenza in Italia di Nicolas Joly, in occasione della presentazione del suo libro Il vino tra cielo e terra a Milano. Ricordo che eravamo veramente in pochi, non più di una ventina. Lì ho conosciuto la biodinamica in senso filosofico, applicata anche alle vigne, e mi sono detta “Appartengo a questo mondo”. Poter unire la dimensione professionale a qualcosa di più alto, anche con risvolti sociali (perché c’è il benessere di chi lavora con te) per me è stata una vera liberazione.
A fine incontro mi sono avvicinata a Nicolas Joly per scambiare qualche battuta. Il suo consiglio è stato: “Incomincia da dove ti sembra più facile. Tu la faccia da biodinamica ce l’hai!”

Tino con vinacce, nella cantina di MarinellaTino con vinacce, nella cantina di Marinella

L’azienda agricola nel tempo è cresciuta. All’originaria Corte Sant’Alda si sono aggiunte altre due proprietà, Adalia e Podere Castagnè, nel comune di Mezzane di Sotto, tutte sotto il cappello di azienda agricola Camerani. Come vede il futuro della sua azienda?
“Abbiamo deciso di non crescere ulteriormente come superficie vitata (quasi 20 ettari) perché vogliamo diventare più bravi con ciò che abbiamo. Cioè vogliamo fare vini sempre più buoni innanzitutto e anche sempre più naturali. Impegnati per la riuscita di una materia prima buonissima, che è l’uva, adesso dobbiamo focalizzarci sui dettagli per migliorare. Parlo al plurale perché finalmente non sono più da sola. A parte Cesar, il mio compagno, che è un punto fermo per la campagna, da qualche anno è scesa in campo mia figlia Federica, appassionata e determinata ogni giorno di più, e pure Bianca, ormai al termine degli studi ma già sul pezzo. Mi conforta anche l’avere impattato bene con il mio chef de Cave, Leonardo Garbuio. Abbiamo progetti nuovi che stiamo portando avanti tutti insieme, dove io cerco di stare in seconda linea. Un vero e proprio percorso, necessario per predisporre il passaggio generazionale”.

Cesar, compagno di MarinellaCesar, compagno di Marinella

Qual è il vostro mercato di riferimento? E su quali vini puntate?
“A me piace vendere il vino in Italia, perché qui riesco a sapere a chi arriva e anche ad entrarci in contatto. All’estero, affidandolo agli importatori, questo non succede. In questo momento il 65% delle bottiglie è destinato all’estero e il 35% resta in Italia e va alla ristorazione, grazie a una rete di agenti con cui c’è un rapporto professionale e personale profondo. Conoscono tutto di noi, conoscono la famiglia, li porto in giro per la campagna. Devono raccontare quello che vivono qua, cercando di trasferirne la trasparenza e coerenza della nostra azienda familiare. A questo ci teniamo davvero tanto. Io sono sempre stata una grande sostenitrice del Valpolicella in tutte le sue forme, perché penso che l’Amarone debba essere un vino di nicchia, un vino scelto, un vino non da tutti i giorni. Il Valpolicella invece è un vino buono per tutti i giorni e per tutti. Il nostro impegno è fare grandi Valpolicella così come ci riesce l’Amarone, che ne produciamo poco ma quel poco dev’essere buono. Il mio vino del cuore è il Mithas, Valpolicella DOC Superiore, il primo desiderio realizzato di fare un grande Valpolicella legato alla mia terra, quando da noi i grandi vini erano tutti IGT. Il vino simbolo della filosofia dell’azienda è il Ca’ Fiui, un Valpolicella DOC, nato pionieristicamente 22 anni fa. Ho avuto il coraggio, a quell’epoca, di fare un cru, di dargli un nome e quindi di rendere nobile il Valpolicella. La stessa filosofia dei vini del podere di Corte Sant’Alda, fra cui i sopracitati Mithas e Ca’Fiui, è condivisa per quelli del podere di Adalia, ossia che ogni vino è un cru. Pure il Laute, Vapolicella DOC, del podere Adalia è un vino molto interessante”

Federica, che sta approcciando allFederica, che sta approcciando all'attività di famiglia e Leonardo, chef de Cave

I vostri vini hanno una forte componente territoriale. Avete recentemente fatto fare una zonazione dei terreni - da cui è scaturito il libro Around Soil - iniziativa tipica gruppi di aziende o consorzi, quindi anche molto impegnativa dal punto di vista economico. Perché l’avete fatta?
“Innanzitutto per un personale piacere di conoscenza poi per l’opportunità di mettere a nudo tutti i terreni che abbiamo, dove li abbiamo e dove facciamo i diversi vini. Abbiamo fatto di più: nelle schede relative ai diversi terreni abbiamo aggiunto le caratteristiche dei terreni stessi legati alla qualità dei vini e la quantità di bottiglie che produciamo. Questo è un vincolo pubblico importante. Di solito simili informazioni non sono verificabili”.

Il pluripremiato Amarone di Corte SantIl pluripremiato Amarone di Corte Sant'Alda

Perché la scelta di spostare tutto sul biodinamico?
“Nello scegliere la biodinamica quando ancora in Italia se ne sapeva poco, optando tra l’altro - per prima in Veneto - per la strada della certificazione Demeter per i miei vini, non mi sono limitata a applicare dettami  suggeriti dal protocollo ma ho abbracciato un credo che ha permeato la mia vita. Al netto delle esasperazioni a cui stiamo assistendo in questo momento, penso che il mondo stia diventando sempre più green e quindi la biodinamica dovrebbe prendere piede”.
“Per il vino serve pazienza” dice Marinella Camerani.
Lei che ha saputo fare tesoro di tutto ciò che ha incontrato sul suo percorso, tessendone una trama, la sua trama. Ultimamente ha pure imparato a utilizzare il telaio, tessendo di sera con Cesar che la osserva ammirato. Tenacia e pazienza la guidano nel rendere tangibile quella tela a cui sta lavorando da una vita. Perché tutto torna, nell’approccio alle tante cose che fa sue con insaziabile curiosità.

Simona Vitali

Condividi