Una volta la misura dell’ospitalità era l’abbondanza. Il piatto stracolmo, la porzione generosa, la sensazione di uscire dal ristorante “a pancia piena” erano garanzie di qualità e di accoglienza. Poi il mondo della ristorazione, come la società tutta, ha cambiato passo: prima è arrivata la consegna a domicilio, con la comodità di gustare a casa il menù del cuore; poi la doggy bag, che da usanza americana è diventata pratica diffusa anche in Italia, abbattendo il tabù di portare via gli avanzi. Ora la nuova frontiera è la mezza porzione.
Sempre più clienti la chiedono, e sempre più ristoratori si trovano a gestire questa richiesta con curiosità e, talvolta, con qualche resistenza. Perché? Per motivi diversi, tutti figli del nostro tempo.
C’è chi chiede la mezza porzione per risparmiare: in un periodo in cui i costi della vita sono aumentati e la cena fuori è tornata a essere un piccolo lusso, avere la possibilità di gustare un piatto di qualità a un prezzo più contenuto permette a molti di non rinunciarvi del tutto. C’è chi lo fa per salute e linea: il culto della leggerezza, l’attenzione alle calorie, le diete che promettono equilibrio e benessere hanno reso più attraente l’idea di un piatto dimezzato. E poi c’è chi lo sceglie per evitare sprechi: anziché portarsi a casa un avanzo che magari non verrà mai mangiato, si preferisce ordinare direttamente una porzione ridotta.
Dal punto di vista dei ristoratori, la questione è meno banale di quanto sembri. Offrire mezze porzioni significa ripensare il menù: i costi delle materie prime, i margini di guadagno, le dinamiche di servizio. Non tutti sono pronti o disponibili a ricalibrare i piatti; altri, invece, colgono in questa tendenza un’opportunità. Una porzione più piccola può infatti invogliare a provare più piatti nello stesso pasto, aumentando la varietà dell’esperienza. È un modo per trasformare il pranzo o la cena in un percorso più ricco, fatto di assaggi e scoperta.
Sul piano culturale, la mezza porzione segna quasi un cambio di paradigma. Dalla convivialità italiana, che ha sempre esaltato l’abbondanza e la condivisione, ci stiamo muovendo verso una ristorazione più personalizzata, in cui il cliente chiede non solo cosa mangiare, ma anche quanto. È una ristorazione su misura, che mette al centro l’individuo e i suoi bisogni, senza rinunciare al piacere della tavola.