Modena, terra madre dell’Aceto Balsamico ospiterà a fine settembre un interessantissimo convegno promosso dall’Accademia Italiana della Cucina. Sarà un’occasione unica e più che mai ufficiale in cui gli Aceti verranno presentati, assaggiati e confrontati: messi a nudo per evidenziarne diversità, qualità e caratteristiche. Solo l’ aggettivo “Tradizionale” li divide, ma per chi se ne intende, non è una differenza da poco.
Il confronto, voluto dall’Accademia della Cucina Italiana, darà modo a produttori , ristoratori e appassionati della buona tavola di approfondire le diversità tra l’Aceto Balsamico Tradizionale Dop e l’Aceto Balsamico di Modena IGP.
Sono cugini, entrambi modenesi, ma di due ceppi diversi; molto distanti tra loro, che si assomigliano, ma hanno ben poco “da spartire”.
Da qui il forte interesse che ha suscitato l’ evento di settembre, per dare spazio di apprezzare caratteristiche e peculiarità distintive dei due prodotti. Sarà per assaggiatori e semplici appassionati un confronto aperto ma ricco di emozioni.
Gli assaggi guidati e le degustazioni proposte a margine del convegno daranno la possibilità di svelare le diversità esistenti tra i due “cugini”. La presenza in cucina degli Aceti Balsamici non può, per chi se ne intende, essere ancora confusa. Sarebbe un sacrilegio continuare a confonderne caratteristiche e qualità. Il nobile Aceto Balsamico “Tradizionale”va usato solo a freddo per impreziosire piatti e ricette, mentre il Balsamico IGP essendo meno strutturato è più versatile, si concede agli chef per arricchire e aromatizzare anche a caldo .
Le diatribe tra i consorzi, per non parlare di lotte, viste in questi ultimi anni, hanno confermato una scarsa volontà dei produttori a trovare le intese per impedire la confusione tra i due prodotti. E si è visto alla luce dei fatti che ciò non ha giovato a nessuno. Da una parte il prodotto “Tradizionale” ha dimostrato tutti i suoi limiti nel farsi promozione e imporsi per la qualità.
L’altro, pur avendo da poco più di un anno ottenuto l’IGP non ha ancora fatto tesoro della legislazione che nel caso specifico ha solo portato ad abbassare prezzi e qualità, spostando produzioni che nulla hanno a vedere con la tipicità.
Ci si augura da questa lodevole iniziativa voluta da chef e non da politici, si possa iniziare a guardare al futuro con un approccio più costruttivo, dimostrando una visione d’insieme più univoca e proficua.