Ottima cucina romagnola la sua, la sfoglia tirata a mano ogni giorno, il pane appena sfornato e i dolci sono tutti preparati da lei “in casa”. Ogni mattina va a fare la spesa e in base a quello che trova decide il menu. Le tagliatelle al ragù non possono mai mancare, e poi gnocchi, strozzapreti, passatelli, ci sono sempre due primi e due secondi. Il ragù lo prepara con carne che acquista da una piccola azienda agricola di Verucchio, allevatori dell’entroterra che lavorano nel rispetto della qualità di vita degli animali. Anche le verdure arrivano dagli orti di piccole aziende locali. Il pescato proviene da barche di piccoli pescatori della zona. Non ne acquista mai grandi quantità perché lo lavora giornalmente e il locale ha un numero ridotto di coperti. Ma, come è sempre stato nelle cucine rurali vista mare, è più facile trovare spezzatino, costine di maiale, piccione ripieno.
Oggi la famiglia gestisce altri due locali, oltre al regno di Nico: il Kiosquito 46, brillantemente gestito dal figlio Rodolfo (ma Nicoletta è sempre pronta a dare manforte in cucina nelle serate più affollate), mentre la sorella Camila dal 2022 gestisce Pancho, che è un bar a tapas per aperitivi, empanadas e altre suggestioni culinarie “tra Riccione e Buenos Aires”, divenuto fin da subito un punto di riferimento per la movida della Perla dell’Adriatico.
Ai romagnoli, si sa, un lavoro non basta, così Nico trova anche il tempo per tenere corsi di cucina, a volte nel locale in via Rimini, altre al Kiosquito o al Pancho con Camila. Frequentatori eterogenei, riccionesi, villeggianti, spesso anche turisti stranieri che vanno per imparare a tirare la sfoglia, poi si mangia tutti insieme e si finisce per cantare Romagna mia.