«Quando iniziai a fotografare, nel 1948, in casa, in uno stanzino – ricorda Migliori – approntai una camera oscura di fortuna. E fu lì che incontrai il caso. Una sgocciolatura di sviluppo mal fissata su un foglio di carta sensibile mi aprì un nuovo mondo: non solo fotografia come rappresentazione del “reale”, ma possibilità di concepire un’immagine con la fantasia, con il gesto, utilizzando comunque gli strumenti della fotografia: luce, carta sensibile, sviluppo, fissaggio, calore. Da qui è nato il desiderio di sperimentare. Mi soddisfa mettermi in gioco, divertirmi realizzando lavori che mi autocommissiono».
Parole che evocano quelle di un grande esponente delle avanguardie storiche, Man Ray «Un foglio di carta sensibile intatto, finito inavvertitamente tra quelli già esposti, era stato sottoposto al bagno di sviluppo. Mentre aspettavo invano che comparisse un'immagine, con un gesto meccanico poggiai un piccolo imbuto di vetro, il bicchiere graduato e il termometro nella bacinella sopra la carta bagnata. Accesi la luce; sotto i miei occhi cominciò a formarsi un'immagine: non una semplice silhouette degli oggetti, ma un'immagine deformata e rifratta dal vetro, a seconda che gli oggetti fossero più o meno a contatto con la carta, mentre la parte direttamente esposta alla luce spiccava come in rilievo sul fondo nero».
Man Ray nasceva pittore prima che fotografo («Fotografo ciò che non posso dipingere»), Migliori trasforma la fotografia in arte visuale, e lo fa da fotografo, superando i limiti che la vincolano a rappresentazione del mondo, con la chiara coscienza che ogni suo scatto trasforma la realtà e ogni sua foto e intervento sui supporti fotografici, anche oltre la fotocamera, riflettono la sua visione del mondo e ci invitano a riflettere con lui.