Spreco alimentare, qualche dato
Con l’espressione “spreco alimentare” si intende qualsiasi cibo sano e commestibile che, in ogni fase della catena alimentare, viene sprecato invece di essere destinato al consumo umano.
Una pratica dovuta per lo più a ragioni economiche o, ancora peggio, estetiche. Spesso si tende a gettar via cibo sano e perfettamente commestibile perché prossimo alla scadenza. Un’abitudine, questa, che crea enormi danni da un punto di vista ambientale e non solo. Gli effetti negativi, infatti, ricadono anche sui costi e sui mancati guadagni per le imprese.
Solo nei 27 paesi dell’Europa si sprecano 179 kg di cibo pro capite all’anno, ossia ogni anno 18 milioni di tonnellate di cibo ancora commestibile viene gettato via.
Solo con il cibo gettato si potrebbero nutrire fino a 3 miliardi di persone.
In Italia, i dati sono allineati a quelli mondiali. Lo spreco alimentare è generato per il 70% dal consumo domestico e da quello fuori casa, il 20% dalla distribuzione e vendita al dettaglio, il 10% dal comparto agricolo tra post raccolta e trasformazione (dati Crea, 2020).
Per il nostro Paese equivale a 3 miliardi di euro a livello di perdite, mentre 6,5 miliardi di euro sono legati agli sprechi lato consumer. Totale: circa 10 miliardi.
Fare qualcosa si può e si deve fare subito. Il primo passo è prendere coscienza della situazione, e anche un film come Non morirò di fame, garbato e sensibile, che commuove e fa sorridere, fa la sua parte.