Semplici fogli, libretti, decorati o dipinti; su pergamena, carta pregiata o fogli commerciali; rilegati, colorati, ripiegati; infinite sono le forme e le identità che i menu esprimono, e non si tratta solo di ciò che contengono - un elenco più o meno dettagliato di cibi - ma di quello che esprimono, tanto che possono diventare oggetti da collezione, rarità, testimonianze.
Il menu diventa il vero protagonista della tavola, mezzo di comunicazione e simbolo di stile, perfino oggi che spesso non compare più nella sua versione tradizionale ma digitale: anche in questo caso l’impaginazione, l’ordine, la composizione armonica mantengono la loro funzione, seppur effimera. Ripercorrere i suoi passi è pertanto un modo per imparare che l’evoluzione dei costumi può avere mille volti e, sempre, conduce a una riflessione costruttiva e creativa.
Treviso si rivela lo scenario ideale per questa celebrazione del menu; non dimentichiamo che proprio nei pressi di Treviso, presso l’Abbazia di Sant’Eustachio a Nervesa della Battaglia, Monsignor Della Casa scrisse il Galateo, elemento centrale nella cultura dell’accoglienza. L’organizzazione del pasto, infatti, segue le epoche e i luoghi e, come la cucina, è la testimonianza di eventi da ricordare, memorie private e pubbliche che raccontano la storia, grande o piccola che sia.