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Oasi degli Angeli: Eleonora Rossi e Marco Casolanetti

04/09/2023

Oasi degli Angeli: Eleonora Rossi e Marco Casolanetti

Da giovane ingegnere, Marco rinuncia alla carriera in Lamborghini alla ricerca di sfide di gran lunga più affascinanti, condivise senza mai ripensamenti con Eleonora, yogin proveniente dal teatro e da studi in pedagogia.

 

Marco Casolanetti arriva a Bologna fra il 1988 e l’89 per studiare ingegneria meccanica, attratto dalla terra dei motori. Una volta laureato, ha la prima esperienza lavorativa alla Ducati. Incontra Eleonora, la donna della sua vita, e insieme saltuariamente danno una mano al padre di lei, Pino, nelle vigne di famiglia nella provincia Picena, tra Cupra Marittima e Ripatransone, zona vocata per il vino, con vecchie vigne diffuse in collina e nelle valli parallele percorse da corsi d’acqua che confluiscono verso il mare. Ogni domenica sera ripartono per Bologna con la macchina piena di roba da mangiare, polli, passata di pomodoro, sottaceti, carciofini.   

 

I motori rimangono il sogno di Marco che passa in Lamborghini quando l’azienda di Sant’Agata Bolognese è in pieno rinnovamento. Quel lavoro lo affascina, ma nella sua terra c’è un detto: “Meglio un matto che va a ramate che uno stupido che è per sempre”. Le ramate sono gli scrosci di pioggia. Da sempre appassionati di cucina e di vino, in quegli anni vivono in via Quadri, a un tiro di stappo dall’Antica Drogheria Calzolari in via Petroni. Diventano amici dei titolari, Sauro e Stefano Delfiore, e del musicologo-giornalista Helmut Failoni (oggi alle pagine culturali del Corriere della Sera a Milano), profondo conoscitore e frequentatore del mondo dell’eno-gastronomia.

Oasi degli Angeli: Eleonora Rossi e Marco Casolanetti

Il vino assume un peso sempre maggiore per Marco, fino a che il richiamo ancestrale della vigna non ha il sopravvento sulla fascinazione della terra dei motori. Decide di rinunciare alla carriera motoristica e con Eleonora fanno ritorno nella loro terra. Lei abbandona il palcoscenico ma continua a coltivare la passione per la cultura orientale e a praticare lo yoga. In una cosa non cambia affatto: rimane orgogliosamente la bambina ribelle che è sempre stata. Un giorno dice alla madre Settimia con la quale ha un rapporto simbiotico: Perché non facciamo un agriturismo? Lei, che aveva già lavorato in un albergo, si mette immediatamente all’opera in cucina. La trattoria faceva servizio venerdì e sabato a cena e domenica a pranzo, avevano anche tre stanze e servivano pure le colazioni la mattina. Eleonora aiutava e imparava velocemente al punto che cominciò a diffondersi la voce che all’Oasi degli angeli c’era la miglior cuoca della regione e le prenotazioni s’allungavano in lista d’attesa. Qualcuno ancora conserva un ricordo indelebile, come di certi sapori dell’infanzia, del suo “Pollo ‘ncip e ‘nciap”, onomatopea per il suono che produceva cuocendo in padella con aglio, olio, rosmarino, timo, finocchietto selvatico, e l’aggiunta finale di un pomodorino schiacciato per dargli il colore. Eleonora ha lavorato in cucina diversi anni finché la storia del vino non li ha presi così tanto da costringerla a una scelta. Col rimpianto di molti.

Impianto di Montepulciano con 40.000 ceppi per ettaroImpianto di Montepulciano con 40.000 ceppi per ettaro

Lui decide di mettersi a fare il vino senza studi di enologia alle spalle, dapprima affiancando il padre di Eleonora. Comincia a studiare, a informarsi avvicinandosi all’agricoltura biodinamica, a capire come evitare certi errori, prendendosi dei rischi, senza paura, memore di quando il suo professore di meccanica applicata alla prima lezione disse: per voi futuri ingegneri non esiste la parola problema, esistono soluzioni a situazioni contingenti.

 

Le vigne dell’azienda sono situate ad altitudini differenti, fra i 150 e i 400 metri, quasi tutte esposte a sud, e hanno età diverse che vanno dai 20 fino ai 95 anni. Poco produttive in generale, quella più vecchia, con la saggezza dei vecchi sviluppa degli acini più piccoli, buccia più grossa che dona più aromaticità con una concentrazione di sapori importanti. In queste vigne le bassissime rese sono possibili grazie ad una fittezza d’impianto da 14.000 a 40.000 ceppi per ettaro, con le viti a una spanna l’una dall’altra, roba da inoltrarsi nei filari di sguincio, come gli antichi egizi. Ci guadagna la qualità del grappolo perché è più spargolo, gli acini sono più piccoli e l’uva dà dei risultati sicuramente strepitosi, l’apparato radicale va più in profondità invece di estendersi orizzontalmente perché la competizione fra piante così vicine è molto alta. A questa scelta estrema si unisce la conservazione di uno o due grappoli a pianta. La forma d’allevamento utilizzata è quella tradizionale della zona, “l’alberello a canocchia”, legando i tralci rivolti verso l’alto. 

Marco Casolanetti in una delle sue vigne di MontepulcianoMarco Casolanetti in una delle sue vigne di Montepulciano

La prima annata del Kurni, il loro chef-d'œuvre, vede la luce nel 1997, meno di 2.000 bottiglie uscite in commercio nel 1999. Si guadagna subito i massimi riconoscimenti dalle guide; è un vino dalla forte personalità, frutto di selezioni esasperate da vigne centenarie di Montepulciano, capace di competere per longevità con i più blasonati vini al mondo. Anche oggi la produzione rimane limitata a circa 7.000 bottiglie l’anno. La vendemmia avviene in modo parcellare, vinificando e affinando separatamente il vino di ogni appezzamento in botti piccole da 225-228 litri, che permettono una micro ossigenazione naturale senza fare travasi o utilizzare solforosa dopo il travaso. Usano solo legno nuovo perché i vecchi contadini da quelle parti dicevano che il vino deve dormire sul pulito. Poi, in base ai risultati dell’affinamento, si crea il migliore blend possibile. 

Il Kurni rappresenta quello che i contadini bevevano da quelle parti in passato, quando nelle ricorrenze importanti mettevano da parte delle bottiglie delle annate buone per berle in occasione degli anniversari. Avere avuto la fortuna di assaggiare alcune di queste vecchie bottiglie faceva capire l’essenza di quello che per loro era il vino importante. 

Oasi degli Angeli: Eleonora Rossi e Marco Casolanetti

Risale al 2011 la prima vendemmia del Kupra, l’altro loro vino che nasce già leggendario da una vigna ultra centenaria, poco produttiva, con grappoli piccoli, spesso uno solo per vite. Solo 500 le bottiglie prodotte. Si tratta di un vitigno che sui Sibillini esiste da tempo immemore, pare arrivato per una linea di transumanza dalla Tuscia laziale e dalla Maremma toscana, dov’era emigrata una forte comunità di pastori sardi tra la fine dell’ottocento e gli inizi del 900. In Toscana lo chiamano Alicante, vicino al lago Trasimeno Gamay Perugino, da altre parti Tokay Rosso, Vernaccia Nera. Si tratta in realtà di Grenache, ma nel piceno i contadini l’hanno sempre chiamato in dialetto Lu Bbordó, perché chiedendo ai pastori sardi di passaggio da che vite ricavassero il loro vino quelli rispondevano “sa vide burda” (la vite selvatica, la vite bastarda), il loro Cannonau.

Settimia e Pino, mamma e papà di Eleonora_Foto Andrew KovalevSettimia e Pino, mamma e papà di Eleonora_Foto Andrew Kovalev

Il loro Trebbiano, infine, nasce da un’uva che merita grande rispetto. Ne producono un piccolo quantitativo e cominciano a metterne in commercio due ottime annate, la ‘97 e la ’98. Piaceva a molti ma ce n’era per pochi, così, per non scontentare nessuno, hanno deciso per un uso esclusivamente domestico.

Ultima novità dell’azienda è un prodotto per pochi eletti nato dall’amicizia con Baldo Baldinini e dal suo “naso” di profumiere e liquorista, straordinario conoscitore degli aromi e delle botaniche che Marco definisce il Cagliostro dei liquori. Nasce nel suo Olfattorio il Rufus, un Alkermes che è un’assoluta novità rispetto al liquore risalente al tempo dei Medici, perché usa come base il prezioso Kurni nel quale vengono messe a macerare più di 50 botaniche. 

Da cose buone nelle mani giuste possono nascere solo cose buone. Anche in questo caso il risultato è sorprendente.

 

 

AZIENDA AGRICOLA

OASI DEGLI ANGELI

Contrada Sant'Egidio, 50

63012 Cupra Marittima

Tel. e Fax 0735 778569

info@kurni.it 

www.kurni.it

a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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