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Oliviero Toscani, la creatività di un vino mozartiano come OT

28/03/2012

Oliviero Toscani, la creatività di un vino mozartiano come OT
“Faccio un vino mozartiano, allegro con brio. I vini da funerale, pesanti, wagnereschi non mi interessano”. Oliviero Toscani inizia con queste efficaci parole a raccontarmi OT, il rosso toscano indicazione geografica tipica che porta il suo nome e che, infatti, gli somiglia. Lo incontro a Vinitaly, circondato dagli amici di sempre e da nuovi estimatori venuti a conoscere quello che “un giorno sarà il migliore vino d’Italia”. Non posso sapere se l’alta aspettativa troverà conferma, ma dopo averlo degustato, posso affermare che OT è buono. Buono come può esserlo solo un vino prodotto con entusiasmo, vocazione e rigore, pensato per regalare gioia, ardore e bellezza, vissuto come generoso risultato dell’incontro tra fantasia e concretezza.
“Non è un hobby ma un lavoro serio” mi spiega Toscani “che si può ancora migliorare aggiustando meglio un vino che si beve ridendo e che aiuta a continuare a ridere”. A Casale Marittimo (Pisa), nella tenuta che Oliviero Toscani acquistò negli anni Settanta quando era solo un piccolo podere, produce con la sua famiglia anche l’olio, alleva cavalli Quarter Horses, mucche Angus e maiali di Cinta Senese da cui ricava il salame Porco D, che è tutto un programma. Il primo anno di produzione del vino OT è il 2006: 12 ettari di vigneto esposto a sud-ovest, esteso su un terreno povero di argilla con scheletro di derivazione granitica, per 12.000 bottiglie di vino per il 50% Syrah, con un 35% di Cabernet Franc e un 15% i Petit Verdot.
Dato che le cose o si fanno bene o non si fanno, braccio destro e sinistro di Toscani sono l’enologo Attilio Poggi e l’agronomo Federico Curtaz: le uve vengono raccolte e vinificate separatamente e al termine dell’affinamento in legno, 14-16 mesi in barrique di rovere da 225 lt di 1° e 2° passaggio, vengono assemblate per ottenere OT. Dopo un ulteriore affinamento in bottiglia, il vino si presenta con evidenti sensazioni di ciliegia e ribes, note di cacao, cannella e liquirizia e con un ricordo più piccante di pepe. In bocca sorprende per il calore e l’eleganza che si evolvono senza sfociare nell’eccessivo al presentarsi dei sapori, plasmando desideri.
“Io non bevo mai da solo, il vino è un piacere fisico da condividere, come il sesso. Non mi interessa la quantità, mi interessa produrre felicità.” E felicità accessibile, perché OT esce dalla cantina a 15 euro e non è intenzione del suo creatore superare le 25.000 bottiglie annue, secondo il principio che è lo stesso dello scattare fotografie: “poco ma bene”.
E chi pensa che il vino prodotto da un personaggio famoso possa essere noto più per questa paternità che per la qualità effettiva? “ Esiste anche quella gente lì, pazienza. Noi siamo professionisti” è la risposta serafica.
Quando quattro anni fa incontrai Oliviero Toscani e lo intervistai la prima volta, in un contesto completamente diverso, si parlò di creatività, che non è né astrazione né fantasia libera, ma espressione concreta e ricercata di intuizione e metodo. Mi disse che la creatività non è una sfida che si possa fare a tempo perso e mi invitò a compiere con coraggio la scelta radicale di “mollare tutto” per dedicarmi alla scrittura, se era quella la mia passione, e di questo lo ringrazio: “la morte della creatività è nella mancanza di coraggio, che produce mancanza di cultura. E senza cultura non c’è nulla di buono”.
Passione, lavoro, coraggio e cultura, quando coesistono, possono dare frutti inattesi: e OT è tutto questo. Buono, buono, buono.

www.otwine.com


Alessandra Locatelli
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