Il blitz con cui Lactalis, in pochi giorni, aveva conquistato il 29% di Parmalat, si è concluso con un colpo di scena proprio nel giorno del vertice bilaterale italo - francese di villa Madama, a Roma. Il gruppo francese ha lanciato un’Opa, ovvero un’offerta pubblica di acquisto sull’intero capitale di quest’ultima a 2,6 euro per azione. L'offerta viene lanciata sul 71,031% del capitale con un controvalore massimo pari a 3,37 miliardi di euro. Il gruppo Lactalis - Parmalat potrebbe così realizzare un giro d'affari pro forma di circa 14 miliardi di euro diventando il primo gruppo mondiale nei prodotti lattiero/caseari. L’operazione di Lactalis è stata di voler precedere l’imminente approvazione da parte del governo italiano, su iniziativa del Ministro Tremonti, di un decreto che fissi i limiti di intervento delle società estere in quelle di capitale italiano.
Dopo i recenti tentativi da parte di banche italiane di creare una cordata per mettere al sicuro Parmalat, la reazione del governo italiano, colto di sorpresa, non ha potuto che essere “diplomatica”. L’ha dimostrato la conferenza stampa che ha concluso il vertice Francia - Italia, dove il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato che il governo non considera ostile l’Opa di Lactalis, pur auspicando che si arrivi a un controllo congiunto della società con soci italiani.
Lactalis sottolinea la volontà di sviluppare il piano industriale «nel rispetto dell'italianità» di Parmalat, mantenendo la sede in Italia, salvaguardando gli asset produttivi, i dipendenti e la filiera italiana del latte, nell'interesse dell'economia del territorio. In più, «Valuterà l'opportunità di far confluire in Parmalat le proprie attività europee nel settore del latte confezionato, tra le quali quelle detenute in Francia e in Spagna. Il progetto industriale di Lactalis prevede la valorizzazione di Parmalat a livello internazionale, grazie alla forte complementarietà tra i due gruppi sia a livello geografico che di prodotto. Inoltre, l'espansione nei mercati in forte sviluppo quali Brasile, India, Cina, nei quali entrambi i gruppi ad oggi hanno una limitata presenza, potrebbe essere perseguita in modo più efficace attraverso un intervento congiunto».
Per superare l’offerta francese il fronte italiano, che vedrebbe in campo la Cassa Depositi e Prestiti insieme ad un pool di banche guidate da Intesa SanPaolo, dovrebbe mettere sul tavolo una fiche da 4,5 miliardi circa, cifra che appare molto lontana dalla disponibilità della cordata italiana con la quale erano stati raccolti 3 miliardi (metà capitale e metà debito) e che sarebbe servita ad assicurarsi il 60% di Parmalat, ponendo Lactalis in minoranza. Il problema restano i tempi stretti, dato che il 3 maggio è il termine ultimo per presentare una proposta da spedire all’assemblea di Collecchio, in cui verrà eletto il nuovo Cda, già spostata al 28 giugno e ormai non più rinviabile.
Se non vi sarà da parte italiana una contro Opa, Lacto, la società che controllerà Parmalat sarà quindi a maggioranza francese.