“Open Campus nasce da un momento di sconforto dovuto al fatto che non riuscivamo a trovare personale di sala qualificato” esordisce con queste parole Giovanni Fiorin, amministratore delegato dell’hospitality group che vanta locali a Milano come Pisacco e Dry.
Open Campus Milano prende il via nel 2014, dopo un confronto con altri ristoratori che avevano lo stesso identico problema di reperibilità di personale di sala all’altezza del servizio, con l’intento di mutuare ciò che già fanno grandi aziende in svariati settori: una sorta di open day in cui ragazzi e adulti in cerca di un mestiere potessero rendersi conto di cosa significasse lavorare nella sala di un ristorante o dietro il bancone di un bar.
“Il nostro obiettivo era superare il gap di mancanza di cultura del mestiere di cameriere. – continua Giovanni Fiorin, oggi capofila del progetto Open Campus – Togliere quella patina di discredito che avvolge il lavoro di cameriere. Anche perché ognuno di noi ricorda perfettamente un ristorante quando è stato servito da un grande cameriere. Però si doveva cominciare dalla cultura e non dalla tecnica. Ricordo che quando ero direttore del Trussardi alla Scala imponevo a tutto il personale di sala di conoscere almeno alcuni brani o una silloge delle opere in programma nel teatro da cui il ristorante ha preso il nome ”.
Ecco nascere il primo corso di Open Campus, con obiettivi molto precisi: formare figure professionali sempre più adeguate alle necessità di un servizio di sala attento, accogliente e competente e fornire strumenti in grado di aumentare l’accesso “stabile” dei giovani al mercato del lavoro, in specifico nel settore dell’accoglienza.
A quel punto è entrata in gioco FSH Consulting, un’azienda che già lavorava per i locali dell’hospitality group di Giovanni Fiorin, specializzata sui temi della salute e della sicurezza alimentare.
“Non siamo ente di formazione, ma ci piaceva questa nuova idea. – racconta Silvia Curti, socia di FSH Consulting – Abbiamo quindi dato vita, con Giovanni Fiorin e con gli altri ristoratori che si erano aggregati, ad una rete di impresa e lanciato il primo modulo dell’Open Campus, dando vita ai primi due corsi: uno nel 2014 e uno nel 2015. Ora stiamo lanciando il terzo, con alcune importanti modifiche, frutto delle precedenti esperienze”.
Nei primi due corsi, dopo la prima fase di open day dove venivano selezionati i partecipanti in base a criteri che tenevano in considerazione l’approccio mentale e il rispetto per questo mestiere, sono state coinvolte una quarantina di persone tra i 18 e i 35 anni che hanno affrontato un percorso intensivo durante il quale affermati interpreti della professione dell'ospitalità, attraverso moduli di lezioni tematiche, legate ai vari aspetti del servizio, il rapporto con il pubblico, la corporate identity, il design, la comunicazione, la normativa haccp, il contratto nazionale, vivendo molti aspetti del funzionamento di una “macchina” collettiva come il ristorante.
“IL risultato finale ha visto la metà di questi partecipanti trovare lavoro presso i locali del gruppo aderente all’iniziativa. – spiega Silvia Curti – Quest’anno, dopo un’approfondita riflessione, abbiamo deciso di aumentare le ore dedicate al percorso formativo, di superare la logica della gratuità del corso”.