E’ fresca di presentazione
Osterie d’Italia 2018, edita da
Slow Food. Parla di numeri importanti per una guida:
1616 le
osterie recensite
176 nuove segnalazioni (bollino novità)
275 i locali che meglio incarnano il
modello di osteria (simbolo chiocciola)
207 osterie da visitare per la notevole
selezione di formaggi (simbolo del formaggio)
400 osterie consigliate per la
carta dei vini attenta al territorio (simbolo bottiglia)
e in più…
347 indirizzi dove
acquistare prodotti di qualità, gustare un buon gelato o fermarsi per un piacevole aperitivo (simobolo bicchiere)
456 locali con un
orto di proprietà (simbolo annaffiatoio)
373 osterie che propongono un
menù vegetariano (simbolo piatto con foglia)
310 osterie
con alloggio (simbolo della chiave)
osterie aderiscono al progetto
Alimentazione Fuori Casa dell’Associazione Italiana Celiachia
osterie che aderiscono all’
Alleanza tra i cuochi e i Presìdi Slow Food
Una vera e propria mappatura capace di fornire, per la corposità dei numeri, spunti di analisi che vanno oltre il mero ruolo di guida. Ciò che fa riflettere maggiormente è la tenuta del modello di osteria, che in molti casi si perpetra da intere generazioni familiari, e l'essere oggetto di conferma nella scelta dei clienti, che manifestano un’elevata fedeltà: tornano.
Ma cosa trovano in questi luoghi?
Trovano e continuano a cercare ciò che percepiscono già dal primo approccio: “
il sentirsi a casa, e passare qualche piacevole ora mangiando piatti rassicuranti e gustosi” raccontano
Marco Bolasco ed
Eugenio Signoroni, curatori della guida, trasferendo quanto emerso nelle recensioni dei locali.
E qual è il profilo delle osterie segnalate?
«Nella guida- spiegano i due curatori- ci sono le osterie che incarnano al meglio l’autenticità della cucina italiana, una cucina semplice, priva di barocchismi ed eccessi di lavorazione che hanno il solo fine di stupire. Una cucina che non cerca di uniformarsi in un unico stile con cotture millimetriche, sottolinea le differenze e non si piega alle mode»
Ma in particolare è “nel significativo ruolo di
valorizzazione di prodotti e territori” che gli osti segnalati nella guida si distinguono “con la loro capacità di raccontare ogni più piccola sfumatura del lavoro che svolgono, facendo emergere la biodiversità delle produzioni alimentari, le vocazioni territoriali e il rispetto delle tradizioni» sottolinea
Gaetano Pascale,
presidente Slow Food Italia.
Lo ha detto uno che vedeva lontano,
Giambattista Vico, che ci sono corsi e ricorsi. Tutto torna.
E allora, è forse giunto il momento di riavvolgere il nastro?
Ripartiamo dagli osti, da queste figure che ci sono sempre state, testimoni dei tempi e traghettatori lungo i tempi. Sarà come trovare il bandolo della matassa per riprendere più coscienza di un’identità che a volte sfugge.
Simona Vitali
Di seguito l’elenco delle chiocciole assegnate, regione per regione:
http://www.slowfood.it/siore-siori-le-chiocciole-osterie-2018/