1.000 a un anno, 1.400 a cinque, 2.200 a dieci anni, 2.400 a quattordici. Non stiamo dando i numeri, ma parliamo delle calorie giornaliere raccomandate dall’OMS per garantire la corretta alimentazione di bambini e adolescenti, dove per corretta alimentazione si intende una dieta sana, variegata, equilibrata nutrizionalmente e rapportata all’età. Sembra semplice buon senso, eppure una famiglia su quattro in Italia è composta da genitori e/o figli sovrappeso o obesi. Sebbene se ne sia iniziato a parlare, l’opinione pubblica tende a non considerare le scorrette abitudini a tavola come un “problema serio”: si preferisce minimizzare ricorrendo alla frase abusata del “poco tempo a disposizione”, insistendo a credere che il figlio paffutello, dall’aspetto tenero, sia in salute, che vuoi che sia se “ogni tanto” mangia patatine, caramelle, pizze, torte. Ma sì…
Peccato che le patologie legate al sovrappeso e all’obesità siano tra le prime cause di morte in età adulta o, se non si vuole pensare a tanto, di malattie cardiache, vascolari, polmonari, motorie e riproduttive. Ed evitiamo per ragioni di spazio di citare i disturbi psicologici. Allora perché non si cambia registro? Probabilmente perché il cambiamento è la cosa più difficile da fare per una persona, soprattutto quando comporta una messa in discussione delle proprie scelte, delle proprie idee, della propria vita.
Da venerdì 25 ottobre ne parlerà anche un programma televisivo. Marco Bianchi, ricercatore scientifico che collabora con l’Istituto Europeo di Oncologia e la Fondazione Umberto Veronesi, condurrà su FoxLife il docureality “Tesoro salviamo i ragazzi?”, in onda dalle 22, nel corso di dieci puntate verranno prese in esame altrettante famiglie con ragazzini sovrappeso e il conduttore, insieme a un team medico composto da nutrizionisti e psicologi del CDI, Centro Diagnostico Italiano, ne analizzerà gli stili di vita per individuare e correggere gli errori legati a dieta scorretta, sedentarietà e cattive abitudini familiari. Marco Bianchi, soprannominato lo “scienziato-chef” per essere riuscito a coniugare la passione per la cucina, coltivata fin da bambino grazie alla madre e alle zie, con quella per la chimica, osserverà le giornate tipo delle famiglie e stenderà un progetto di intervento personalizzato della durata di quindici giorni, nei quali accompagnerà le mamme a fare la spesa, insegnerà a cucinare ricette pratiche, gustose e sane, proporrà trucchi semplici ma efficaci per far vivere ai bambini e ai genitori un nuovo rapporto con il cibo.
Il modello di riferimento dei figli sono i genitori, è attraverso il loro buon esempio che si scoprono e si acquisiscono nuove abitudini. Qualche esempio? Imparare a gustare la buona frutta e verdura di stagione, non abusare di condimenti (l’olio a crudo sulla carne fa bene, ma non dopo averlo usato per friggerla!), riconoscere e utilizzare le erbe aromatiche, preferire pane e pasta integrali, cucinare e stare a tavola insieme chiacchierando con calma, divertirsi a sperimentare nuove ricette, stare di più all’aria aperta.
Se l’approccio all’argomento vuole essere dunque scientifico, l’utilizzo del format televisivo lo rende sicuramente più accessibile e “meno problematico”. Ben venga allora un’idea come questa, se può mostrare a tante famiglie che cambiare è possibile, imparando cose nuove e divertendosi insieme. Perché spesso il nucleo problematico sta proprio qui, in una scorretta cultura alimentare che riflette altri bisogni: di tempo, di contatto, di condivisione, di allegria. E perché il tempo, quando ci teniamo davvero a qualcosa, lo troviamo sempre.
Alessandra Locatelli