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Pasticceria Tirrena

29/10/2024

Pasticceria Tirrena

La famiglia Tagliaferri è nel mondo della pasticceria da oltre un secolo. L’ha vista aprirsi al popolo, crescere, cambiare, tornare a celebrare il passato. È proprio grazie a questa capacità di tenere le radici ben piantate nelle proprie tradizioni ad averle assicurato la sua longevità.

Oggi a guidare la Pasticceria Tirrena vi è la quarta generazione, formata da Anna, Federico ed Osvaldo. Andandoli a trovare, in un elegante vicolo di Cava de’Tirreni, si avverte l’orgoglio e il senso di responsabilità per un patrimonio tanto grande.

Tutt’attorno una delle città più belle della Campania. La sua lunga storia e la passione con cui i suoi abitanti si stringono, ogni anno, attorno ad eventi tradizionali e folkloristici, ne fanno un riferimento indiscusso per turisti ed appassionati.

I fratelli TaglieferriI fratelli Taglieferri
Il bancone della Pasticceria TirrenaIl bancone della Pasticceria Tirrena

La storia della famiglia Tagliaferri

A scegliere questo mestiere per primo fu il bisnonno Felice nei primi anni del Novecento, seguito da nonno Osvaldo. La prima attività li vide impegnati a Molina, frazione di Vietri sul mare, al confine con Cava, fino a quando l’alluvione del 1954 spazzò via tutto, tranne i ricordi e la voglia di continuare. 

Tante le vicissitudini che hanno segnato questa famiglia, fino all’apertura del 1974 dell’attuale pasticceria in Via della Repubblica ed il passaggio di testimone, dopo la prematura scomparsa di papà Felice, ai suoi tre figli.

Ad aver caratterizzato il loro cammino professionale è stato, ed è, una capacità di innovarsi che porta caparbiamente con sé una forte identità territoriale. A pochi giorni dalla Festa dei morti e di quella di San Martino, infatti, il bancone è un fiorire di torroni e torroncini. Ci sono, tra gli altri, i Martiniani (comunemente denominati anche ossa dei morti) e il torrone al rum, ma anche i più classici (da regalare secondo tradizione alle proprie mogli o compagne per scongiurare il tradimento) o la frutta secca ricoperta di caramello e cioccolato.

Ormai introvabile altrove è la Monte Bianco, torta da forno delicata per la cupola di meringa che ricopre un morbido pan di Spagna bagnato con la Strega, una sfoglia all’amaretto, una crema al Marsala e pezzi di cioccolato. Un sapore antico, un pezzo di storia locale.

Tra le tipicità diventate sinonimo della Pasticceria Tirrena vi è il confettone. Un confetto molto grande, ricoperto da diavulilli (ovvero piccolissimi confettini bianchi), risalente al 1600. Si ottiene da una tostatura leggera dei semi di cacao interi, poi passati nel cioccolato fondente e in una pasta di cacao. Da provare anche le monachelle, o veneziane, che a vista ricordano i più noti maritozzi, ma sono realizzate con il Pan di Spagna e la crema chantilly.

La monachellaLa monachella
Torta GhiottoneTorta Ghiottone

I nuovi classici della Pasticceria Tirrena

Abbiamo una lunga storia da raccontare attraverso i nostri dolci, ma è anche necessario restare al passo con i tempi e andare incontro ai nuovi gusti. È per questo che, anni fa, nostro padre ha dato vita alla torta Luna Rossa, che realizziamo anche in monoporzione. Un omaggio alle barche a vela che rappresentano l’Italia in mare, realizzata con una base di Pan di Spagna al cioccolato, frutti di bosco, un cremino al pistacchio e del cioccolato”, raccontano i fratelli Tagliaferri.

Continuando ad ispirarsi al territorio e alla storia è nata anche la linea di cioccolatini Cavoto, la quale ripropone in versione pralina tutti i dolci più amati prodotti dalla pasticceria. Il nome, un’antica denominazione dei cittadini di Cava ai tempi degli Aragonesi, evoca ancora una volta appartenenza e identità e la ricerca di equilibrio tra tradizione e innovazione.



Pasticceria Tirrena

 
Via della Repubblica, 25, 84013 Cava de' Tirreni SA
089 341576

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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