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Per i millennials USA il vino straniero è made in italy

02/04/2015

Per i millennials USA  il vino straniero è made in italy
Chi sono i Millennials? Sono la Generazione Y, quella che oggi ha tra i 20 e i 35 anni e che sostituirà i ‘Baby Boomer’ tra i top buyer americani, e ora inquadrati in un’indagine a cura del nuovo ‘Osservatorio Mercati terzi’ di Business Strategies/Nomisma-Wine Monitor. E quale sorpresa ci rivela l’indagine? Innanzitutto che amano i nostri vitigni italiani, al punto di preferirli rispetto a tutti quelli stranieri (35,6%); li prediligono ai vini francesi, argentini, cileni e australiani; adorano il Prosecco (prima scelta rispetto allo Champagne) e gli abbinamenti cibo-vino.
La ricerca, presentata all’ultimo Vinitaly, è stata realizzata su un campione di 3800 giovani residenti negli Stati di New York, Illinois, California, Miami, Oregon.
“Gli Stati Uniti – ha detto il direttore area Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini - non sono per nulla un mercato maturo per i vini italiani: è ancora forte la concentrazione dei consumi di vino, che si raggruppa perlopiù in 5 Stati; inoltre, dei 350mln di abitanti gli enoappassionati sono solo il 44%. Infine, il vino incide per appena il 10% tra le bevande alcoliche, con la birra all’80%. Detto questo – ha aggiunto Pantini – è fortissimo il brand Italia presso i nuovi consumatori Usa, specie tra una categoria, quella dei Millennials, che rappresenta il più grande gruppo demografico (21% della popolazione) dopo i Baby Boomers (50-68 anni, 24% della popolazione).
Dopo la California (46%), è italiano (35,6%) il vino più amato dai figli dei baby boomer, riconosciuto per eleganza (20%) e versatilità (15%) ma soprattutto per la sua qualità (29%).
L’Osservatorio Business Strategies/Nomisma si sofferma poi sul grado di conoscenza da parte dei Millennials delle regioni vinicole italiane, e qui stravince la Toscana con il 27% delle prime risposte; poi Veneto e Sicilia (16%) e Piemonte (12%). Nota a parte merita il Prosecco, vero must per la Generazione Y al punto da risultare per il 42% una prima scelta di grande qualità nelle abitudini sparkling delle serate newyorkesi, che solo in alternativa alle bollicine venete ordinerebbe Champagne o altri spumanti italiani. “In uno scenario evolutivo quale quello del mercato americano – ha aggiunto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta i Millennials sono il gruppo che ha un impatto significativo per tutta la categoria alcolici. Ed è su questo target che occorre lavorare, intercettando il loro bisogno di prodotti unici e differenziati, il loro forte senso di individualità e di identità personale. E riuscire a erodere quote significative alle bevande competitor”.

Lucilla Meneghelli
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