Ecco il punto. Siamo quotidianamente sommersi da recensioni di pietanze, ricette, abbinamenti. Anzi, negli ultimi tempi, nemmeno più tanti dettagli, ma solo immagini, troppe, di piatti o di persone che mangiano. La concentrazione della letteratura gastronomica è, perlopiù, indirizzata a cosa mangiamo, ma dimentica, per restare in ambito alimentare, il contorno.
Tutto questa indigestione di informazioni sulle creazioni culinarie e, spesso, sui loro creatori, i cuochi, ci sta distraendo, facendoci dimenticare le ragioni che ci portano a frequentare un ristorante, in tutte le sue declinazioni, dalla semplice trattoria al ristorante di gran classe.
L’occasione per una riflessione su ciò che ci spinge a mangiare fuori casa è data da un luogo che i nostri lettori hanno già conosciuto attraverso queste pagine, ma di cui torniamo a trattare senza parlare di cibo.
L’Osteria del Biliardo è ciò che definiremmo un presidio sociale. Si trova a Milano, nella periferia nord, a pochi passi dal parco di Villa Litta, nel quartiere di Affori, uno dei tanti piccoli comuni di cintura, inglobati nel tempo dalla grande città.
Tra casermoni anni ‘60/70 dove, a parte i supermercati, non ci sono più molti luoghi dove incontrare altre persone, grazie a due fattori determinanti, fioriscono iniziative che danno un senso alla parola comunità.