Nel numero scorso del magazine
sala&cucina, con l’intervista a Cesare Carbone, presidente dell’associazione, e il racconto del suo ristorante, Manuelina di Recco, abbiamo inaugurato una nuova rubrica dedicata all’
Unione Ristoranti del Buon Ricordo, che in questa copia della rivista prosegue con l’intervista a
Massimiliano Masuelli, patron dell’omonimo ristorante in quel di Milano. Perché abbiamo deciso di dare voce, mese dopo mese, ai ristoranti aderenti alla più antica associazione di ristoratori italiana? In tempi di innovazione, sperimentazione, comunicazione virtuale, abbiamo scelto questa strada per più di un motivo.
Il primo è il rinnovamento che, con la presidenza di
Cesare Carbone, e del consiglio che lo affianca, questa storica associazione ha intrapreso.
Collezionisti di emozioni è il pay-off che hanno scelto per presentarsi. Un’affermazione ambiziosa che, però, risponde alla verità. Entrare in uno qualsiasi di questi locali, in molti casi pieni della storia della ristorazione italiana, vuol dire sperimentare e vivere una dimensione dell’accoglienza, tipicamente italiana, che si differenzia per familiarità, nel farti sentire pienamente a tuo agio, predisposto a vivere davvero un’esperienza che si rivela alla portata di tutti, per costo e per modalità.
Non ci si sente fuori luogo, impacciati, come spesso capita in ristoranti più rinomati, dove il rumore di una forchetta, a volte, viene misurato per capire se il cliente (ospite) è all’altezza oppure no.
La gestione familiare dei ristoranti del Buon Ricordo fa piazza pulita di certi atteggiamenti, sbagliatissimi, verso l’ospite. E questa è una grande qualità.
In secondo luogo sono ristoranti legati alla valorizzazione, anche turistica, dei luoghi in cui si trovano. La loro caratteristica – quella del piatto che celebra la ricetta – inventata nel 1964 da Dino Villani è ancora un elemento di forte identità. È un’immagine che, da sola, racconta più di mille parole, storia e cultura di quel ristorante e, nella maggior parte dei casi, del luogo in cui si trova.
Infine per la qualità dell’associazione. Un’associazione, finalmente, che non vuole crescere a dismisura, anzi. Vuole che ogni socio la viva pienamente, si riconosca negli obiettivi, abbia forti elementi di condivisione con i colleghi.
Si tratta di buoni motivi che descrivono una ristorazione colta ma accessibile, capace di tenere alta la tradizione gastronomica italiana, quella che tutto il mondo ci invidia e cerca di copiare. Una tradizione che anche in questi ristoranti si è adeguata alla ricerca del benessere che il cliente cerca quando va al ristorante, alleggerendo i piatti ma senza stravolgerne la storia. E sappiamo quanto bisogno c’è di storia, di legami con il territorio, nella vita di ognuno di noi.
È la più storica delle associazioni ma quel nome – Buon Ricordo – è ancor oggi sinonimo di coerenza. Il buon ricordo che tutti ricerchiamo quando scegliamo un ristorante dove stare bene.
Il nuovo gruppo che ha preso le redini dell’associazione riuscirà in un’impresa apparentemente difficile: infondere, salvaguardando gli elementi identitari, la contemporaneità necessaria. Essere collezionisti di emozioni è sicuramente un buon inizio a cui vogliamo, per quello che ci compete, dare voce e visibilità.
Luigi Franchi