Nata nei Paesi di area anglosassone (America, Canada, Inghilterra) si sta affermando anche da noi una nuova figura professionale: quella del
Personal Chef, cioè del professionista che elabora un pranzo particolare, curandone anche la
mise en place e la scenografia, e che mette la sua opera a disposizione di un committente (privato, azienda o Ente pubblico che sia) per un evento o una cerimonia (matrimonio, compleanni, anniversari, eventi aziendali, ricevimenti diplomatici ecc.).
A ben vedere è fondamentalmente un ritorno all’antico e precisamente ai tempi precedenti la Rivoluzione Francese. Infatti, fino a quel tempo il cuoco professionale, prescindendo dagli osti, era un personaggio dedicato al’alimentazione del nobile al cui servizio si dedicava, per preparargli il desco quotidiano o, cosa assai più impegnativa, le grandi cene che egli soleva offrire ai suoi ospiti.
Il primo vero “restaurant” moderno fu la Grand Taverne de Londres, fondata nel 1782, ma è solo dopo la Rivoluzione e dopo la conseguente scomparsa del ceto nobiliare, che il cuoco professionale si chiuse nelle cucine dei ristoranti.
Adesso quindi il cuoco ritorna anche fuori delle cucine del ristorante, per porsi a servizio dei borghesi o delle istituzioni (anche se di solito non a servizio fisso, ma più spesso per particolari occasioni), iniziando come abbiamo detto, dai Paesi in cui la situazione economica è più florida anche se negli ultimi tempi, anche in Italia, seppure più timidamente, sta iniziando a manifestarsi questo fenomeno.
Anzi, come spesso succede quando nasce una moda, tutti si improvvisano Personal Chef, se appena hanno riscosso un certo successo
spadellando per gli amici. E’ proprio per questo che in Italia è recentemente sorta la
Federazione Professional Personal Chef: per dare una certificazione delle qualità professionali dei Personal Chef di chiara fama già operanti e per curare un’adeguata formazione delle nuove leve, in grado di svolgere con serietà e competenza questo delicato ruolo professionale. Una delle caratteristiche più interessanti di questa organizzazione,
presieduta da Giorgio Trovato, è proprio il codice deontologico, ben evidente nel suo sito:
http://www.fippc.it/. Va ricordato, infatti, che lo chef che si appresta a svolgere la sua opera nella casa di un committente ne è il primo ospite.
Per questo è necessario, non solo che sia un ottimo cuoco, ma anche che sia dotato di sensibilità ed inventiva, per saper proporre al committente il servizio che meglio risponda ai suoi desiderata (e più spesso a quelli della moglie).
Le sue capacità organizzative debbono infine riguardare tutti gli aspetti dell’evento da organizzare e non solo limitarsi alla direzione della brigata di cucina.
Infine, poiché deve porsi sul mercato, questo professionista deve anche avere delle precise nozioni di marketing.
La figura professionale che si sta delineando è quindi in buona parte un ritorno all’antico, ma è anche dotata di una molteplicità di nuovi requisiti, di cui evidentemente i cuochi dell’Ancien Régime non sentivano il bisogno.
Gianluigi Pagano